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Gl'igoroti di Mindanao 163


muniti di coperchi che si abbassano allo spuntare del sole e che si aprono al tramonto, distillano durante la notte una certa quantità d’acqua, talvolta perfino mezzo litro e bevibile.

In mezzo a quei vegetali, il mondo alato si sbizzarriva a suo talento, schiamazzando a piena gola. Fagiani, colombe coronate, splendide parozie dalle penne dorate ed argentate che sfoggiavano di sotto le ali come due piccoli mantelli, grossi argo dalle code lunghissime cosparse d’occhi, tucani e pappagalli svolazzavano fra i rami, facendo balenare ai raggi del sole le loro penne dai cento colori e dai cento riflessi superbi.

Anche le scimmie non mancavano e di quando in quando si vedeva qualche branco di quegli agili quadrumani, occupato a saccheggiare le frutta squisite di qualche mangostano od i grossi aranci di qualche pombo.

Per lo più erano cinocefali neri, le più brutte di tutta la specie, col muso largo e piatto, la fronte enormemente sporgente, il cranio coperto da un gran ciuffo villoso e le natiche rosse, color della carne, mentre tutto il corpo è d’un nero intenso cupo.

Quei brutti animali, vedendo passare i viaggiatori, li ricevevano con furiosi latrati, ma nè i chinesi nè il malese se ne occupavano, sapendo che nulla avevano da temere.

Quella prima giornata trascorse senza cattivi incontri ed alla sera Hong dava il segnale della fermata ai piedi d’un sunda matune, nome che significa bella di notte, perchè i fiori di quella pianta, che tramandano un delicato profumo, non si schiudono che al calar del sole e si richiudono ai primi albori.

Quantunque fossero tutti stanchi, i due chinesi ed il malese s’accordarono per vegliare per turno, non essendo prudente addormentarsi tutti, potendovi essere nei dintorni delle pantere o dei pardi nebulosi. Than-Kiù fu dispensata del suo quarto, malgrado le sue proteste.

La notte passò però tranquilla, non essendovi stato che un solo allarme poco dopo la mezzanotte, avendo Sheu-Kin sparato contro un animale che si era mostrato a breve distanza dal fuoco e che si era subito dileguato, senza aver osato più ricomparire.

L’indomani i chinesi ed il malese riprendevano la marcia, continuandola anche nei giorni seguenti, ma il quinto, essendo tutti stanchi, risolsero di riposare ventiquattro ore, tanto più che le loro provviste, in causa dell’umidità della notte, si erano guastate.

Costruirono alla meglio una tettoia, poi Hong ed il malese partirono per la caccia, mentre Than-Kiù e Sheu-Kin preparavano la cena.

Mancavano ancora due ore al tramonto ed i due cacciatori spera-