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L'assalto delle pantere 153


cupa ombra, e si misero a scavare la terra con grande lena, adoperando i kampilang.

Ci volle una buona ora ed anche l’aiuto di Than-Kiù per scavare una fossa capace di contenere due uomini, però finalmente fu fatta e tappezzata di grandi foglie, essendo quel terreno assai umido.

Pram-Li, dopo d’aver date a Sheu-Kin le istruzioni necessarie, vi scese con Than-Kiù, essendo questa la miglior bersagliera di tutti, fors’anche di Hong.

Il giovane chinese s’affrettò a coprirli con rami d’albero molto grossi, già precedentemente tagliati, e che potevano ripararli contro un fulmineo attacco delle due fiere, poi accese a breve distanza alcuni legni secchi gettandovi sopra un pezzo di grasso di tartaruga.

— Quest’odore basterà per farle accorrere dalla nostra parte, — disse il malese a Than-Kiù.

Poi rivolgendosi a Hong ed a Sheu-Kin, continuò:

— Chiudetevi nella capanna e non uscite se non udite le nostre chiamate. È necessario non commettere alcuna imprudenza con quegli animali.

— Ed io dovrò rimanere inoperoso? — disse Hong, melanconicamente.

— Prenderai più tardi la rivincita, mio povero amico, — rispose Than-Kiù. — Le occasioni non mancheranno di certo.

— Lo spero. Buona notte, mia dolce amica e che Budda ti guardi. —

I due chinesi si ritirarono nella capanna, chiudendo accuratamente la porta e rinforzandola internamente con due sbarre di legno, ed il malese e la giovanetta aguzzarono gli occhi verso la tenebrosa foresta, tenendo il dito sul grilletto delle carabine.

Al cicaleccio dei pappagalli ed alle grida discordi delle scimmie era succeduto un profondo silenzio. Solo, di quando in quando, il cadere di qualche ramo secco attraverso il fogliame o il capitombolare rumoroso di qualche frutto già maturo, facevano trasalire i due cacciatori in agguato.

Ben presto degli strani e misteriosi rumori ruppero bruscamente quel silenzio pauroso. Ora pareva di udire dei sospiri repressi, come se delle anime inconsolabili vagassero sotto la tenebrosa foresta; poi echeggiava bruscamente una salva di fischi o uno scoppio di strida, quindi tutto taceva per alcuni minuti.

Poco dopo ricominciavano i rumori; dei rami scricchiolavano come se degli animali cercassero d’aprirsi il passo fra i cespugli, le foglie secche accumulate sotto gli alberi scrosciavano, poi si udiva uno starnazzare d’ali, qualche grido soffocato, qualche miagolìo di gatti orsini o di gatti selvaggi, poi ancora tornava il silenzio.