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134 | Capitolo diciannovesimo |
soluta, poichè le canne, quantunque sorrette dalle vesciche e dalle budella si trovavano a fior d’acqua, costringendo i poveri naviganti ad avere le gambe continuamente bagnate.
La corrente era lenta, nondimeno il galleggiante dopo un’ora si trovava già a tre chilometri dall’isolotto, i cui canneti si distinguevano ancora confusamente, avendo cominciato le stelle ad impallidire ed il cielo a rischiararsi.
— Forse il più grave pericolo l’abbiamo già felicemente passato, — disse Hong, che continuava a girare gli sguardi in tutte le direzioni. — È stata una grande fortuna per noi che i coccodrilli non abbiano osato darci la caccia.
— Si saranno accorti che noi eravamo uomini da far di loro un nuovo macello, — disse Pram-Li.
— Non avrei però dato una pallottolina d’oppio della mia pelle, se avessero avuto la brutta intenzione di ritentare la lotta. È meglio che se ne siano rimasti tranquilli.
— Lo credo, Hong, — disse Than-Kiù. — Non avrei sopportato una seconda prova come quella di ieri sera. Io fremo ancora a pensare a quel terribile assalto.
— Nessuna fanciulla avrebbe potuto resistere, Than-Kiù, te lo dico io. Solo la sorella dell’eroe degli uomini gialli poteva sostenere simile lotta.
— Speriamo che sia stata l’ultima.
— Coi coccodrilli forse, ma non cogli uomini. Avremo da affrontare altri pericoli, prima di salvare l’uomo che tu hai amato.
— Affronterò tutto, Hong.
— Sei sempre decisa?...
— Sempre, se tu mi aiuterai.
— Sai che io t’appartengo corpo ed anima.
— Lo so e ti ringrazio, amico mio. Ho già verso di te dei debiti di riconoscenza forse più grandi...
— Continua, — disse Hong, vedendo che la giovanetta si era arrestata.
— Di quelli che avevo contratti con Romero.
— Forse esageri.
— No, Hong. Io non ti ho ringraziato questa notte, quando affrontavi, per salvar me, la più orribile morte; ma il Fiore delle perle serbava per altro tempo l’occasione di manifestarti la sua riconoscenza.
— Spiegati, fanciulla.
— Non è ancor giunto il momento, ma tu puoi comprendermi ugualmente.