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10 | Capitolo secondo |
dervi nella Ciudad o nei sobborghi, ma invano, e nemmeno le società del Loto bianco nulla avevano saputo dirci.
Avendo una sera appreso che all’alba dovevansi fucilare i capi insorti presi a Cavite ed a Noveleta, guidati da non so quale ispirazione, prima che le tenebre si alzassero, io ed Hong ci eravamo diretti nel sobborgo del Tondo per assistere alle esecuzioni. Avevamo il timore di vedere anche voi fra i prigionieri ed avevamo raccolto una banda di soci del Giglio d’acqua, uomini risoluti e devoti a Hong, per tentare, se fosse stato possibile, di strapparvi alla morte.
Ci eravamo tranquillizzati non vedendovi nel numero di quei disgraziati, però il respiro di sollievo che ci usciva dal petto doveva subito spezzarsi. Già i soldati stavano per fucilare l’ultimo drappello di capi, quando udimmo echeggiare una voce tuonante che subito riconoscemmo.
Hang, l’eroico tuo fratello, si era scagliato con impeto irresistibile fra le fila dei soldati, sfondando il quadrato, ed era apparso dinanzi ai prigionieri.
Era bello, era fiero, era terribile come il dio della guerra, e fra le robuste braccia stringeva te. I suoi occhi mandavano fiamme mentre il suo volto, animato da una tremenda emozione, pareva che non fosse più il suo.
Aveva appena pronunziato quelle fiere parole, che tu hai tante volte ripetute nei tuoi deliri, quando la scarica partì. Un istante di ritardo ed egli sarebbe forse ancora vivo, ma il destino così non volle.
L’eroe della nazione gialla era caduto assieme ai capi insorti, fulminato da tre palle che lo avevano colpito nel petto, seco trascinando te, che aveva tenuto stretta fra le braccia.
Io ti ho veduta, come attraverso ad una nebbia sanguigna che pareva mi fosse piombata sugli occhi, alzare il capo e mostrare, fra quei poveri estinti, il tuo viso già smorto, poi ricadere sul petto sanguinante di Hang.
Cosa sia accaduto poi, ancora oggi lo ignoro con certezza. Mi hanno raccontato che io ed Hong ci siamo gettati su di te come due pazzi, che ti abbiamo strappata fra quei cadaveri che t’imbrattavano di sangue e che siamo fuggiti mentre gli amici del capo del Giglio d’acqua, spalleggiati dalla popolazione, trattenevano i soldati.
Hong ti portò a casa sua non osando in quel momento attraversare il sobborgo di Binondo, e visitammo la tua ferita. Una palla ti aveva attraversato il petto, un po’ sopra il cuore, causandoti una grave perdita di sangue, però senza ledere alcuna parte vitale. Era nondimeno sempre una ferita grave che poteva spegnere per sempre il Fiore delle perle.