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Una notte terribile | 127 |
naccia sta forse effettuandosi?... Mi ricordo bene le sue parole: «Vi farò mangiare dai coccodrilli!...» —
Un brivido d’orrore percorse le membra dei suoi compagni a quella riflessione.
— Cosa vuoi dire, Hong? — chiese Than-Kiù, impallidendo.
— Pensa che cosa accadrebbe se l’inondazione continuasse, — disse il chinese. — Chi impedirebbe allora ai coccodrilli di gettarsi su di noi e di farci a brani?...
— E come vuoi che Pandaras possa far salire il livello della laguna?...
— Io non lo so, ma se questo bacino si trovasse presso il Bacat o in vicinanza di qualche lago...
— Continua.
— Ammettendo che il fiume o quel lago fossero più alti di questo bacino, aprendo un canale si aumenterebbe considerevolmente il volume di queste acque.
— Supponi tu adunque che presso questa laguna scorra il fiume?...
— Lo sospetto.
— Occorrerebbe del tempo per aprire un canale.
— I pirati sono scomparsi da stamane e quaranta o cinquanta uomini, in dodici o quattordici ore, possono fare molto lavoro.
— Tu mi spaventi, Hong.
— E nemmeno io sono tranquillo, Than-Kiù. Guarda, fanciulla: l’acqua si avanza sempre, lentamente sì, ma inesorabilmente. —
Hong diceva il vero. L’acqua saliva a poco a poco coprendo sempre più le canne, minacciando d’invadere tutto quel brano di terra, il solo forse che ancora rimaneva visibile, fra i tanti isolotti ed i banchi che si trovavano nella laguna.
Che cosa era accaduto?... A quale causa si poteva attribuire quella brusca inondazione che minacciava di inghiottire i poveri assediati?... Era stata tagliata qualche diga d’un lago molto più vasto e più elevato? Era probabile, poichè durante quei due giorni il cielo si era mantenuto costantemente sgombro di nubi e nessuna goccia d’acqua era caduta.
Intanto la situazione dei chinesi e del malese diventava sempre più tremenda, disperata. L’acqua s’avanzava sempre, gorgogliando sordamente fra i canneti ed in mezzo ad essa s’avanzavano pure le orde dei famelici coccodrilli.
Hong, Than-Kiù ed i loro compagni, in preda ad un vero terrore, ad un’angoscia inesprimibile, si erano ritirati sul punto più alto dell’isolotto, una gobba di terreno larga appena due metri, e di lì guardavano, cogli occhi smarriti, le acque avanzarsi.