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120 Capitolo diciasettesimo


Il chinese, che un tempo era stato il miglior tiratore della cavalleria manciura, si accomodò fra le canne, puntò con tutta calma la carabina appoggiandosi sul gomito sinistro e, con estrema attenzione, mirò a lungo il capo fila che si trovava a circa trecento metri.

Il colpo partì e quel povero diavolo cadde fulminato rotolando nella laguna, trovandosi in quel momento sul margine della lingua di terra, intento ad osservare l’isola.

Alcuni coccodrilli che si trovavano a breve distanza, nascosti su di un banco coperto di canne, balzarono su quella preda inaspettata ed in pochi secondi la fecero a pezzi, non lasciando sull’acqua che un cerchio di sangue.

— Bel colpo!... — esclamarono Pram-Li e Sheu-Kin che si trovavano dietro a Hong.

— Un colpo che li renderà prudenti, — disse Than-Kiù.

I pirati, spaventati dalla precisione di quella scarica eseguita ad una distanza così ragguardevole, si erano lasciati cadere a terra, nascondendosi fra le canne.

Pochi istanti dopo, coloro che erano armati di fucili, fecero pure una scarica, ma i loro moschettoni dovevano avere una portata ben limitata, non essendo giunto alcun proiettile sull’isolotto.

— Vogliono sprecare la polvere inutilmente, — disse Hong, ironicamente. — Se credete di spaventarci con quel fracasso, v’ingannate. —

Così non la pensavano però i pirati. Sia che credessero in buonafede o di essere a tiro o di spaventare i loro prigionieri, continuavano le scariche facendo un baccano assordante e assolutamente inoffensivo.

— Bravi!... Sparate, sparate ancora!... — diceva Hong, ridendo. — Quando non avrete più polvere o crederete di averci bucherellati come crivelli, vi faremo assaggiare il nostro piombo. —

Quel fuoco indiavolato durò un quarto d’ora, poi i pirati, non ricevendo risposta e forse convinti di aver uccisi i fuggiaschi, ricominciarono ad avanzare, con una certa prudenza però che si poteva anche chiamare paura.

Hong e Than-Kiù li lasciarono avvicinare di altri cento passi, poi puntarono le carabine, premendo loro di tenersi fuori di tiro dei moschettoni.

Le due detonazioni echeggiarono a così breve distanza l’una dall’altra, da formarne quasi una sola. I due pirati più vicini batterono l’aria colle mani, piroettarono su loro stessi, poi caddero l’uno sull’altro.

Era troppo per quei selvaggi. Invasi da un superstizioso terrore,