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106 | Capitolo quindicesimo |
in quei dintorni. Percorsi due o trecento passi, Hong, che camminava sempre dinanzi a tutti, s’arrestò.
La foresta, che fino allora si era mantenuta assai fitta, cominciava a diradarsi, ed il suolo era diventato improvvisamente così umido e fangoso, da temere che più innanzi si cambiasse in una palude.
— Eccoci in un bell’imbarazzo, — disse il chinese. — Dove andremo a finire?...
— Non si può andare più innanzi? — chiese Than-Kiù.
— Abbiamo delle paludi.
— Le costeggeremo.
— E da qual parte?... Non vedo che tenebre dinanzi a noi.
— Rientriamo nella foresta.
— E correremo il pericolo di farci sorprendere dai selvaggi.
— Brutta situazione. Cosa decidi di fare?... Attendere qui l’alba?...
— E se gli uomini delle canoe c’inseguono?...
— Allora cerchiamo un rifugio.
— Sarei ben lieto di poterlo trovare, Than-Kiù, ma non ne vedo.
— Andiamo a perlustrare i dintorni, — consigliò Pram-Li. — Voi rimarrete qui, ed io e Sheu-Kin c’inoltreremo per cercare un passaggio.
— È l’idea migliore, — rispose Hong. — Badate dove posate i piedi, perchè se vi sono delle paludi non mancheranno i coccodrilli. —
Il malese e Sheu-Kin si sbarazzarono delle provviste, lasciandole sotto la guardia di Hong, e s’allontanarono tastando il terreno con due bastoni, temendo di sentirselo improvvisamente mancare sotto i piedi.
Gli alberi, di passo in passo che s’avanzavano, diventavano sempre più radi ed in loro vece apparivano immensi gruppi di gigantesche canne, indizio sicuro che l’acqua non era lontana.
In mezzo a quei grandi vegetali si udivano, di quando in quando, dei vaghi rumori che annunciavano la presenza di animali notturni. Il malese e Sheu-Kin, i quali s’avanzavano con prudenza, credettero dapprima che vi fossero dei coccodrilli, ma s’accorsero ben presto che avevano da fare con delle bestie molto meno temibili. Erano dei bambiral, ossia dei gatti pescatori, occupati a dare la caccia ai pesci e alle serpi d’acqua. Non sono avversari da disprezzarsi, essendo grossi il doppio dei gatti comuni ed anche di più, robustissimi a segno da tener qualche volta testa alle pantere femmine, però di rado osano assalire gli uomini e solamente quando sono feriti o messi alle strette.
Talvolta invece vedevano sgattaiolare fra quelle canne altri animali, che scorgendoli s’affrettavano ad allontanarsi, mandando una specie di ululato assai acuto.