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L'assalto della giunca | 83 |
ricomparvero sul ponte, la tow-mêng si trovava in grado di sostenere la lotta.
— Vedo che non hai perduto il tuo tempo, — disse Hong al vecchio chinese. — Io veramente non credevo che tu disponessi di tanti mezzi di difesa.
— Ci ho sempre tenuto assai a conservare la mia giunca, e non ho mai lesinato per renderla ben munita. Se gli squali d’acqua dolce vogliono provare, siano i benvenuti. Scorticheremo ben bene i loro piedi e scalderemo i loro dorsi con un uragano di mitraglia. Siamo pochi, è vero, ma posso contare su due valorosi che valgono per quattro: su te e sulla sorella dell’eroe degli uomini gialli.
— Faremo del nostro meglio, è vero, Than-Kiù?...
— Sì, — rispose la giovanetta, sorridendo. — So ancora maneggiare bene il fucile.
— Affido a voi la difesa del castello di prora colla metà dei miei uomini, — disse Tseng-Kai. — Io difenderò la poppa e cannoneggerò i prahos che verranno dal mare. —
Poi tuonò:
— In alto le vele e issate le àncore. —
I marinai stavano per eseguire il comando, quando si videro due grandi ombre apparire quasi simultaneamente alla foce del fiume, una presso la riva destra e l’altra verso la sinistra, ed arrestarsi nel mezzo, come se avessero voluto impedire il passo a qualsiasi nave.
— Per Fo e Confucio!... — esclamo Hong. — Sono di già qui!...
— Ci spiavano, — disse Than-Kiù.
— Ebbene noi li demoliremo a cannonate, poi passeremo sui loro scafi, — disse Tseng-Kai.
— Guarda il fiume!... — gridarono in quell’istante i marinai che stavano sul castello di prora.
Il vecchio marinaio, Hong e Than-Kiù si volsero precipitosamente e non poterono trattenere un grido di furore.
Dieci grandi canoe, scavate nei tronchi di giganteschi tek, alberi che hanno le fibre così dure da sfidare anche le palle di cannone, scendevano rapidamente il fiume, in linea di battaglia.
Erano pesanti imbarcazioni lunghe quindici ed anche sedici metri, montate ognuna da ventiquattro remiganti e da un timoniere e che al momento opportuno dovevano diventare altrettanti combattenti, poichè erano tutti armati di larghi bolos e di kampilang, specie di sciaboloni colla punta in forma di doccia e non pochi anche di fucili.
Erano adunque un duecentocinquanta uomini, valorosi di certo, che muovevano all’assalto della povera tow-mêng che ne aveva solamente diciotto, senza contare i due prahos che avevano sbarrata la foce del