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Un fuoco misterioso. 71

— Il capo Tafua, un uomo potente, anzi il più temuto dell’isola, col quale ho stretta amicizia.

— Quando l’hai conosciuto? — chiese Cyrillo.

— Due anni or sono, in una drammatica circostanza.

Ero allora a bordo d’una nave cilena che trasportava dei coolies nell’isola di Iuan Fernandez, a lavorare quei depositi di guano.

Spinti da una furiosa tempesta, eravamo stati costretti a cercare rifugio a Vavau, in una bellissima baia riparata dai venti del sud.

Gl’isolani si erano dapprima mostrati molto ostili verso di noi, minacciando anzi di assalire il nostro veliero.

Un giorno il capo Tafua si reca presso di noi, forse per dichiararci la guerra, ma un’ondata rovescia la sua piroga prima ancora che avesse raggiunta la nostra nave e tutti cadono in acqua.

In quel momento un mostruoso pesce-cane emerge e si scaglia addosso al capo. Poteva considerarsi perduto, perchè nel cadere in acqua aveva perduto la sua mazza ed il suo giavellotto.

Senza misurare il pericolo e senza pensare che quell’uomo era venuto per farci la guerra, balzo in mare e mi frappongo fra lui ed il mostro marino.

Con tre o quattro colpi di coltello squarcio a quest’ultimo il ventre, afferro Tafua già mezzo soffocato e mi faccio issare a bordo assieme a lui.

L’indomani un trattato d’amicizia veniva firmato fra il capitano del veliero e l’uomo da me salvato e dagli isolani ricevevo regali in gran numero.

Tafua lo vidi piangere quando noi ci rimettemmo alla vela, e non può avermi dimenticato; da lui avremo soccorsi d’uomini e di viveri.

— Tu diventi un uomo prezioso, Sao-King, — disse Vargas.

— Sarà ancora vivo quel capo? — chiese Cyrillo.

— Allora era un uomo ancora robustissimo e non molto vecchio, — rispose il chinese.

— Può essere stato mangiato da qualche tribù nemica.

— Mi riconosceranno i suoi guerrieri.

— Andremo a Vavau, — disse l’argentino. — Il vento ci spinge da quella parte.

— Quando vi giungeremo? — chiese Cyrillo.

— Spero domani e forse prima.

Durante la giornata nessun avvenimento venne a rompere la monotonia della navigazione. L’arcipelago doveva però essere vicino, perchè numerosi uccelli e non tutti marini, svolazzavano sull’oceano e si cominciavano ad incontrare dei tronchi d’albero, trascinati al largo dalle onde.

Qualche ora prima del tramonto, Vargas, il quale scrutava di frequente l’orizzonte con un potente cannocchiale, scoprì verso il