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56 Capitolo Ottavo.

— È orribile! È orribile! — balbettò il signor de Ferreira con voce rotta.

— Dio! Che massacro!

— Fratello, fuggiamo! — esclamò Ioao. — Questa è la nave dei morti!

In quell’istante un vivido lampo balenò fra le nerissime nubi che si erano levate poco prima che il sole tramontasse, seguìto da un lontano brontolìo.

L’ufficiale aveva alzati gli sguardi verso il cielo.

Più nessun astro brillava.

— La tempesta! — disse, con un brivido.

— Triste notte, — mormorò il signor de Ferreira, lasciandosi cadere su un mucchio di cordami.

Sao-King che fino allora era rimasto muto, guardando con spavento i suoi infelici compatrioti che si dibattevano fra le strette dell’agonia, tese la destra verso le nubi tempestose, dicendo:

— Che la nave dei morti s’inabissi e noi insieme! —



CAPITOLO VIII.

La nave dei morti.


La nave dei morti — si poteva ben chiamare ormai così — abbandonata a se stessa, andava attraverso alle onde col suo funebre carico.

L’oceano cominciava a brontolare sordamente e da ponente soffiavano, ad intervalli, delle raffiche le quali a poco a poco acquistavano maggior violenza, sibilando cupamente fra i mille cordami della nave.

Verso il sud lampeggiava e rullava sordamente il tuono.

Qualche onda già giungeva con un lungo muggito. Passava sotto la nave con sordo fragore e la sollevava impetuosamente facendo trabalzare i chinesi rovesciati confusamente sulla coperta e già morti.

Alcuni petrelli e qualche diomedea, passavano veloci fra l’alberatura e se ne fuggivano via mandando strida roche. Si avrebbe detto che avevano paura di quella nave ripiena di cadaveri, illuminata sinistramente dalle torce rimaste ancora infisse nelle murate.

Sao-King, seduto in mezzo ai morti, pareva che non si fosse nemmeno accorto dell’avanzarsi dell’uragano.

Cogli occhi sbarrati, il viso sconvolto, le braccia strette convulsivamente sul petto, sembrava la statua del dolore, mentre i due fratelli e l’ufficiale, raggruppati sul margine del cassero, contemplavano tristamente quell’ecatombe.

Pareva che anche essi avessero dimenticato che l’uragano li minacciava.