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54 Capitolo Settimo.

Vedendo i chinesi vuotare i barili d’aguardiente si era rammentato che i viveri ed i liquori erano stati avvelenati dal vendicativo capitano.

Si slanciò come un pazzo in mezzo a quei miseri già quasi ebbri, gridando:

— Fermatevi! Bevete la morte! —

Nessuno aveva compreso il vero significato di quelle terribili parole, avendo più o meno i cervelli annebbiati dal liquore fatale.

Anzi alcuni, vedendolo accorrere, avevano levati i coltelli, credendo che volesse opporsi all’orgia.

Sao-King però aveva compreso vagamente che un grave pericolo minacciava i suoi compatrioti.

Con un salto s’era slanciato giù dal castello, muovendo rapidamente verso l’ufficiale.

— Signore! — esclamò, vedendolo pallido e col viso sconvolto. — Che cosa avete?

— Sao-King! Il veleno... il veleno!... — gridò l’argentino, con voce strozzata.

— Ah! Disgraziati!

— Quale veleno? — gridò il chinese che aveva paura d’indovinare.

— Fa’ gettar via i barili d’aguardiente. —

Il chinese aveva finito per comprendere.

Rovesciando con impeto irresistibile i bevitori, afferrò i due barili, ma tosto li lasciò ricadere mandando un urlo di disperazione.

Erano ormai quasi interamente vuoti!

— Maledizione! — gridò. — Capitano Carvadho, ti strapperò il cuore! —

Poi si slanciò verso l’argentino che pareva inebetito.

— No! Non è possibile! — esclamò. — Non posso credere a tanta infamia!

— I tuoi uomini sono perduti — singhiozzò l’ufficiale.

— Non vi è alcun mezzo per salvarli?

— Hanno inghiottito l’arsenico.

— Chi l’aveva messo nei barili?

— L’infame Carvadho.

— Ne siete certo?

— Guarda! Ecco i tuoi compagni che cominciano a contorcersi sotto le prime strette del terribile veleno. —

Sao-King s’era voltato col viso alterato da un dolore intenso.

Alcuni uomini che avevano bevuto forse più degli altri o che erano più deboli, erano caduti attorno ai barili contorcendosi e dibattendosi disperatamente.

Dei rauchi gemiti sfuggivano dalle loro labbra, ma i loro compagni parevano non essersi accorti di nulla.

Stavano vuotando le ultime gocce del fatale liquore, sordi alle