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264 | Capitolo Trentacinquesimo. |
— Che cosa avete udito signor Ioao? — chiese Joe.
— Un rombo che viene da quell’angolo. Pare che anche in quel luogo le onde si rompano.
— Andiamo a vedere. — disse Cyrillo. — Forse là vi è la salvezza.
Quel fragore proveniva da un angolo della caverna il quale si restringeva in forma di corridoio.
Joe che teneva sempre la torcia guardò la parete senza trovarvi alcuna apertura. Il rombo però non si udiva al basso bensì in alto.
— Che esista un passaggio verso la vôlta? — si chiese Joe, alzando la fiaccola.
— Sì, vedo un buco nero, — disse Dik il quale era salito su una enorme pietra.
Joe diede la torcia a Cyrillo poi si appoggiò contro le parete dicendo:
— Salite sulle mie spalle: il mio dorso è sicuro e solido come una rupe. —
Non vi era un momento da perdere. Le acque che scendevano dal torrente e quelle che s’inoltravano dalla galleria che metteva al mare si erano incontrate e la caverna era stata invasa da piccole ondate, le quali rumoreggiavano lungo le pareti.
Dik salì sul dorso del marinaio, poi Ioao s’arrampicò su quelle del bandito e scomparve nel buco.
La sua assenza non durò che mezzo minuto che parve lungo mezz’ora pei suoi compagni.
Finalmente la sua voce si fece udire:
— Siamo salvi!
— Per S. Gudula! — esclamò Joe. — Ecco una fortuna che non poteva giungere in miglior momento! Signor Cyrillo, salite e poi gli altri.
— E voi? — chiese il commissario.
— Un marinaio s’arrampica dappertutto. Non pensate a me per ora. —
Cyrillo raggiunse Ioao, poi Sao-King, quindi salì Dik aiutato dai compagni.
Joe che aveva già l’acqua fino alle reni, s’aggrappò saldamente alla sporgenza d’una roccia, puntò i piedi in una fenditura e con uno slancio da scimmia s’aggrappò al margine del foro.
— Ecco fatto, — disse. — Anche senza scale un marinaio arriva sempre. Dove mette questo passaggio?
— Al mare, — rispose Ioao.
— Allora fra un’ora ci riposeremo sull’isola. Signor Cyrillo, sapete nuotare?
— Non temete per me, — rispose il commissario. — Un paio di miglia non mi danno fastidio.
— Non avrete tanto da attraversare. —