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252 Capitolo Trentaquattresimo.

— Qui, mastro Dik, — disse Joe. — Lasciate che mi aggrappi a voi perchè io non ci vedo affatto.

— Non fuggo, — rispose il bandito. — Ancora pochi passi e giungeremo nel covo degli Avvoltoi.

La galleria saliva allora rapidamente e all’estremità si vedeva un vago chiarore che pareva prodotto di riflessi d’un falò.

Ioao, il marinaio e Sao-King avevano armate le carabine. I loro cuori battevano fortemente e si sentivano invadere da vaghe inquietudini.

Solo in quel momento avevano una visione netta del grave pericolo che li minacciava. Un’imprudenza od un grido di Dik poteva provocare un terribile attacco da parte dei banditi i quali non avrebbero certamente accordato quartiere a quegli audaci che avevano scoperto il rifugio.

— Dik, — disse Joe. — Badate a quello che fate! Tengo la canna della mia carabina all’altezza della vostra testa.

— Se vi tradisco fate fuoco, — rispose il bandito, con voce tranquilla.

— Ci siamo?

— Sì. —

Erano giunti all’estremità della galleria e dinanzi a loro s’apriva un foro circolare.

Lo attraversarono e si trovarono in una spaziosa caverna ingombra di attrezzi di navi, di barili, di sacchi e di armi d’ogni specie appese alle pareti.

Da una larga fenditura proveniva una luce vivissima la quale si rifrangeva sulle pareti dell’antro che scintillavano come se fossero cosparse di miriadi di punte cristalline.

Da quello squarcio venivano urla, bestemmie, canti, suoni ed un tintinnìo incessante di bicchieri.

— I banditi sono là, — disse Dik, staccando dalla parete un fucile.

Joe, spinto da una irresistibile curiosità stava per avvicinarsi alla fessura quando inciampò in un corpo umano che stava disteso al suolo.

— Stupido! — disse una voce che fece trasalire Ioao. — Volete schiacciarmi? —

L’uomo che Joe aveva urtato, si era levato facendo tintinnare gli anelli d’una catena.

Joe pronto aveva alzato il fucile tenendolo impugnato per la canna, pronto ad accopparlo con una mazzata, mentre Sao-King aveva estratto rapidamente il coltello e l’aveva puntato sul petto del bandito, dicendogli:

— Se parli sei morto! —

Un’esclamazione strozzata era uscita dalle labbra di quell’uomo.

— Qual voce!... Sogno io!... —

Ioao, pallido, tremante, si era precipitato sul supposto bandito articolando con uno sforzo supremo: