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248 | Capitolo Trentaquattresimo. |
Un braccio di mare li divideva, ma era ben poca cosa per nuotatori della loro forza.
Prima però di decidersi, perlustrarono la spiaggia per un lungo tratto, onde accertarsi che non vi era alcuna sentinella.
— Si credono sicuri, — disse Dik, — e non hanno alcun sospetto. Legatevi le carabine e le munizioni sulla testa per non bagnarle e seguitemi.
— Prima una parola ancora, mastro Dik, — disse Ioe. — Voi nuoterete e camminerete sempre dinanzi a me, premendomi di sorvegliarvi.
— Diffidate ancora?
— Diamine! Non ci avete ancora data nessuna prova della vostra devozione.
— Non vi ho condotto qui?
— Questo è vero.
— E non vi conduco nella galleria?
— Anche questo è vero, tuttavia ci rimane un po’ di diffidenza. Non si sa mai quale effetto può produrre in voi ritrovarvi nel vostro antico rifugio.
— Un tradimento? Mai! — disse il pirata con tono solenne. — Venite!
Si legarono le carabine sul capo, unendovi le munizioni, nascosero i viveri nelle cavità d’una roccia, poi entrarono nell’acqua.
Dik apriva la marcia, poi venivano Ioe ed il giovane peruviano e ultimo Sao-King.
L’oscurità era diventata profonda essendovi ancora dei vapori in alto, quindi potevano avere molta probabilità di giungere alla scogliera inosservati.
Erano però tutti un po’ scossi. Quantunque risoluti a condurre a fondo la pericolosa impresa, una viva ansietà si era impadronita di loro.
La morte poteva attenderli sulla scogliera o nella galleria sottomarina. E poi non avevano ancora una completa fiducia nel loro alleato, il quale avrebbe potuto con un grido attirare l’attenzione dei pirati e perderli.
Nondimeno Dik non manifestava, almeno pel momento, nessuna cattiva intenzione, anzi li consigliava di quando in quando di tuffarsi per non correre il pericolo di venire scoperti e quando qualcuno rimaneva un po’ indietro, si arrestava e muoveva incontro a lui per aiutarlo.
Verso le due di notte i nuotatori giungevano presso la prima scogliera, formata da rupi enormi che parevano più di natura granitica che corallifera, data la loro straordinaria elevazione.
Dik si era arrestato sotto l’orlo d’una roccia che cadeva in mare quasi a piombo, mettendosi in ascolto.
Delle grida che parevano uscissero dal fondo del mare, giungevano ad intervalli ai suoi orecchi mescolate a dei lontani suoni.