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234 Capitolo Trentaduesimo.

— Partiamo, — disse Ioao, risolutamente.

Rientrarono nella foresta e si misero in marcia tenendosi però a poche centinaia di passi dal mare onde, nel caso che venissero assaliti dai selvaggi, poter rifugiarsi sulle innumerevoli scogliere che ingombravano la costa.

La foresta, che pareva coprisse tutta quell’isola, non era così folta da impedire la marcia ai tre audaci.

Vi erano bensì macchie foltissime composte di banani selvaggi e di rododendri, ma qua e là gli eucaliptus, le aranciarie, i blood wood o legni di sangue ed i pini giganti lasciavano dei passaggi sufficientemente ampi, non essendovi nelle isole dello stretto di Torres quegli ammassi di liane, di rotang e di gomuti che ingombrano le foreste della vicina Papuasia.

Di quando in quando da quelle macchie balzava fuori, saltellando come un gigantesco topo, qualche sariga oppure qualche macropos fasciato dal pelame somigliante ad uno scoiattolo, o qualche frotta di piccoli porci selvatici.

Il marinaio però, quantunque avesse ben desiderato un arrosto di carne fresca dopo tante settimane di navigazione, si guardava bene dal lasciarsi tentare dalla gola.

Un colpo di fucile avrebbe potuto attirare l’attenzione dei selvaggi e fors’anche dei pirati compromettendo il buon esito della spedizione.

Avevano così percorse tre miglia, procedendo sempre con infinite cautele, quando improvvisamente si trovarono dinanzi ad una profonda insenatura la cui estremità era coperta da banchi sabbiosi.

— Se facciamo il giro perderemo un paio d’ore, — disse Joe il quale si era arrestato. — Se approfittassimo di questi banchi per abbreviare la via?

— Non vi vedo alcun inconveniente, — rispose Ioao. — Questa insenatura mi pare deserta.

— Ed i banchi sono così uniti che appena appena ci bagneremo le punte delle scarpe, — aggiunse Sao-King.

— Saltiamo, — concluse Joe.

Scesero la riva e s’inoltrarono attraverso a quei banchi che la bassa marea aveva lasciati quasi a secco.

Si erano però avanzati di soli pochi passi quando Joe che precedeva i compagni cadde di peso mandando un grido di dolore.

— Fulmini! — gridò.

Sao-King si era subito slanciato per aiutarlo a rialzarsi, quando a sua volta si sentì rovesciare a terra da una forza misteriosa ed intorpidire le membra.

— Signor Ioao! — esclamò, facendo una smorfia dolorosa. — Che diavoleria si nasconde sotto queste sabbie? —

Nel medesimo istante anche il giovane peruviano che sprofondava i piedi in quelle sabbie poco resistenti, si sentì proiettato in-