Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Il mare di Corallo. | 213 |
dei gabbieri sulle coffe con dei potenti cannocchiali, onde l’Alcione non sfuggisse prima di essere stato segnalato.
Tre giorni dopo aver lasciata la punta settentrionale della Nuova Caledonia, la Groninga che procedeva con una velocità di sette ad otto nodi all’ora, avvistava l’isola di Mellish, piccola terra perduta quasi in mezzo al Mare del Corallo, ma senza aver raggiunto l’Alcione.
Probabilmente Strong aveva obbligato l’ufficiale argentino a rimontare molto al nord per tenersi lontano dalle coste orientali dell’Australia, che sono talvolta visitate da navi da guerra.
Il signor Wan Praat però non s’inquietava. Era certo ormai d’aver guadagnato un notevole vantaggio sulla nave avversaria anzi d’averla già superata nella sua rotta.
— L’aspetteremo nello stretto di Torres, — aveva risposto a Ioao. — Per di là dovrà passare, se Strong vorrà raggiungere il suo rifugio.
Il sesto giorno la Groninga, favorita da buone brezze, passava presso il banco di Oiana, costituito da bassifondi e da rocce corallifere assai pericolose, quindi risaliva verso il nord-ovest, puntando direttamente verso il capo York che forma la punta più settentrionale del continente australiano.
Quell’ultima traversata fu compiuta con una velocità straordinaria e con fortuna, poichè l’undicesimo giorno il capo York appariva all’orizzonte, delineandosi nettamente sul cielo allora purissimo.
La Groninga si trovava, potevasi dire, nelle acque battute dai compagni di Strong, poichè lo stretto di Torres non era che a poche leghe.
Il capitano Wan Praat, assicuratosi che nessuna nave appariva, fece imbrogliare parte delle vele, caricare i cannoni, distribuire all’equipaggio le armi e diede il comando di avanzarsi colle dovute precauzioni essendo quei paraggi pericolosissimi per le moltitudine delle scogliere le quali aumentano incessantemente sotto l’incessante e sorprendente lavoro degli zoofiti.
Lo stretto di Torres, è uno dei passaggi più difficili che esistano e molte sono state le navi che si sono fracassate su quelle rocce ed arenate su quei bassifondi.
Esso è lungo solamente trentaquattro leghe, eppure presenta degli ostacoli quasi insormontabili per i legni a vela.
Luigi Paz de Torres, compagno di Quiros lo scopritore delle Nuove Ebridi, fu il primo ad attraversarlo nel 1606 ma ne lasciò tale descrizione da invogliare ben pochi a ritentare la prova, anche in causa della ferocia degl’isolani e dei costieri, sicchè per lunga pezza rimase quasi ignorato e di nessuna utilità.
Tutto quel braccio di mare che bagna contemporaneamente la punta più settentrionale del continente australiano e le coste meridionali della Papuasia, è ingombro d’isole e d’isolotti, quasi tutti piccoli, non avendo i più vasti più di quattro o cinque miglia d’estensione.