Pagina:Salgari - I solitari dell'Oceano.djvu/209


I neo-caledoni. 203

La costa che Sao-King e Ioao percorrevano, non era più allegra del cielo.

Era una spiaggia sabbiosa, cosparsa di conchiglie e di alghe spinte colà dalle grandi maree e di cespugli intristiti. Ad una certa distanza però si vedevano boschi di niaulis e gruppi di melalenco, piante somiglianti ai nostri ulivi, col tronco contorto e biancastro e che sviluppa un’aria mortifera che riesce fatale alle altre piante perchè muoiono in breve tempo.

Anche dei pini marittimi apparivano più entro terra, ma invece non si vedevano nè i cocchi nè i banani, piante che non mancano nemmeno nella Nuova Caledonia e nelle isole vicine.

Si vedevano invece volteggiare in aria, travolti dal vento, immense bande di notù, specie di piccioni grossi quanto una gallina, colle penne color del bronzo e fuggire attraverso i cespugli bianchi di kagù, volatili grossi quanto un piccolo tacchino, colle zampe lunghissime, armate di robuste unghie e le penne bigie e rosse.

— È impossibile raggiungerli, — disse Sao-King, il quale pensava alla colazione. — Che siamo costretti a digiunare?

— Ci rifaremo a bordo del vascello, — rispose Ioao.

— Può essersi ancorato molto lontano e non so se il mio ventre potrà resistere tanto.

— Rivolgiamoci al mare; troveremo dei molluschi.

— Non fidatevi, signor Ioao. In questa stagione ve ne sono molti di velenosi. Se fossimo dei canaki potremmo accontentarci di alcune pallottole di pagute.

Ne vedo qui un mucchio abbandonato da qualche ragazzo.

Si curvò e raccolse da un paniere sfondato, e rovesciato forse dal vento, alcune pallottoline che parevan composte di creta, e che mostrò al giovane.

— Cosa sono? — chiese questi.

— Pallottole di creta che i canaki mangiano avidamente. Sono dolci, tenere e non hanno nulla di sgradevole.

Qualche ragazzo o qualche pescatore le avrà perdute. —

Sao-King non esagerava. Al pari degli ottomachi del Rio delle Amazzoni, dei giavanesi e d’altri popoli più o meno selvaggi, anche gli abitanti della Nuova Caledonia sono ghiotti di certa specie di creta, formata di un silicato di magnesia verdastra mescolato a micaschiti ed a steaschiti.

— Questa roba si mangia! — esclamò Ioao stupito.

— L’ho assaggiata anch’io e somiglia ad un dolce.

— E nutrisce?

— Hum! Ne dubito, signor Ioao.

— Allora lasciamo queste pallottole ai neo-caledoni e cerchiamo di meglio.

— Ho già trovato quello che fa per noi, — disse Sao-King, dirigendosi sollecitamente verso un gruppo di gigantesche kauris o pini