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Attraverso l’Oceano Pacifico. 191

— Lo so.

— State quindi in guardia, se vi preme la pelle. —

Verso sera l’Alcione, sempre perseguitato dalle onde e spinto da raffiche che aumentavano incessantemente, passava in vista d’una costa sulla quale si vedevano brillare numerosi fuochi.

Doveva essere quella di Annatone, la più meridionale del gruppo delle Ebridi e anche una delle più piccole non essendo lunga che tre leghe su due di larghezza.

I suoi abitanti avevano di certo scorta la nave e avevano accesi dei falò colla speranza di attirarla sulle loro spiagge e quindi assalirla dopo d’averla fatta naufragare.

L’argentino e Strong conoscevano però troppo bene quegli isolani per lasciarsi ingannare così grossolanamente.

Durante la notte un altro fuoco apparve, ma ad una grande altezza, pareva che bruciasse qualche foresta situata sulla cima d’un monte o che ardesse un vulcano.

L’Alcione si trovava addosso a quel pericoloso arcipelago, molto prima del tempo fissato dall’argentino.

Certo la nave doveva aver percorso un cammino velocissimo per giungere così presto fra quella moltitudine d’isole.

L’arcipelago delle Nuove Ebridi è uno dei più considerevoli dell’Oceano Pacifico occidentale, estendendosi su uno spazio di centoquaranta leghe dal nord-nord-ovest a sud-sud-est, ed è anche uno dei meno noti, non essendo stato visitato che da pochi navigatori dopo Quiros che lo scoprì nel 1606, Boungaiville che lo visitò nel 1798 ed il capitano Cook che lo percorse verso la fine dello stesso secolo.

L’argentino che non voleva impegnarsi fra quella moltitudine di isole, di banchi e di scogliere, dove aveva mille probabilità di perdere la nave e di venire massacrato da quei feroci abitanti, piegò risolutamente verso l’ovest, cercando di raggiungere le coste settentrionali della Nuova Caledonia.

Solamente da quella parte vi poteva essere uno scampo, essendo il mare del Corallo relativamente sgombro di terre.

Il tempo però si manteneva ostinatamente pessimo e le ondate non cessavano di battere poderosamente i fianchi e la poppa della povera nave.

Qualche cavallone giungeva perfino sul ponte e rovesciandosi sopra le murate spazzava la coperta da babordo a tribordo, trascinando via qualche maiale o qualche cassa di noci di cocco.

Fortunatamente il vento era ancora favorevole. Diversamente i disgraziati naviganti si sarebbero trovati immensamente imbarazzati per la scarsità dei viveri, già per se stessi poco nutrivi, eccettuati i pochi porci ancora rimasti e che venivano sacrificati con estrema parsimonia.

Il decimo giorno della loro partenza da Pylstard, i pirati ed i loro prigionieri, dopo una lotta ostinata, riuscivano finalmente ad