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I coolies vendicati. 187

— Una istoria che non vi riguarda affatto, — rispose l’argentino. — Fuggiamo e lasciate che quella scialuppa continui il suo funebre viaggio. —

Poi senza attendere alcun comando, con un colpo di barra rimise la nave al vento, riprendendo la primiera rotta.

Strong si era accontentato di alzare le spalle senza protestare. L’idea d’impadronirsi di quella scialuppa piena di cadaveri, gli era sfumata, essendosi anche convinto che a ben poco avrebbe potuto servire, in causa dei guasti osservati nei bordi.

— Che quei disgraziati siano morti di fame? — chiese Ioao, il quale guardava con orrore quella barca che le onde minacciavano ad ogni istante d’inghiottire.

— È probabile, — rispose l’argentino. — Nella loro fretta d’abbandonarvi non avevano imbarcati che pochi viveri, sperando forse di giungere presto alle Tonga.

— La loro punizione è stata ben dura, — disse Cyrillo.

— Ma meritata, — osservò Sao-King.

— E l’altra scialuppa? — chiese Ioao.

— Sarà stata affondata dal tifone, — rispose l’argentino. — Era troppo piccola per tenere il mare grosso.

L’Alcione intanto aveva ripresa la sua corsa, lottando penosamente contro i cavalloni i quali lo assalivano di fianco gagliardamente.

Strong aveva fatto già ammainare il parrocchetto, non fidandosi troppo della robustezza del secondo travo e prendere terzaruoli sulla randa e sulla vela maestra.

La tempesta però non pareva che dovesse scoppiare subito, perchè il vento non aumentava che molto lentamente e anche le onde non crescevano di mole.

Quantunque l’oceano fosse così agitato, un gran numero di pesci si mostravano nei pressi della nave giuocherellando nella sua scia.

Erano per lo più dei velieri, chiamati così perchè portano sul dorso una larga pinna della quale si servono come d’una vela per aumentare la loro velocità.

Nuotavano in gruppi di dieci o dodici, lasciandosi portare dalle onde e dal vento e mostrando i loro musi armati d’una specie di spada ossea, a lama rotonda e molto aguzza, lunga un buon metro e talvolta perfino due, arme formidabile che li rende temuti anche ai pesci-cani.

Ve n’erano alcuni di grossissimi, lunghi perfino dieci piedi e che se la prendevano talvolta colla nave cercando di forarle la carena.

— Cosa fanno qui tutti questi pesci? — chiese Ioao, all’argentino.

— Emigrano, — rispose questi.

— Sono pericolosi?

— Il terrore degli isolani della Polinesia, perchè sovente si