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L’assalto degli antropofagi. | 173 |
— Quanti ve ne sono?
— Otto, Strong.
— Gettateli in mare, — rispose brutalmente il capo.
— Voi non commetterete simile birbonata, — disse Cyrillo, intervenendo. — Si annegherebbero prima di toccare la riva, siamo già lontani più di otto miglia.
— E poi abbiamo dei pescicani a poppa, — aggiunse l’argentino.
— Cosa volete che ne faccia di quei cani?
— Erano vostri alleati, — disse Cyrillo sardonicamente.
— Ora non so più che cosa farne... ah! Sì, possono ancora servire a Pylstard – aggiunse poi con un sogghigno. — Sciocco! Ed io che volevo annegarli. Intanto li faremo incatenare nella stiva onde non ci diano fastidi.
Mentre i pirati trascinavano via i selvaggi dopo d’averli privati delle loro armi e li incatenavano agli anelli del frapponte, l’Alcione continuava la sua corsa verso il sud-est, tenendosi a dieci o dodici miglia dalle coste dell’arcipelago.
Il mare si manteneva tranquillo, quantunque la brezza accennasse ad aumentare. Solamente delle larghe ondate, poco alte, lo percorrevano a lunghi intervalli, provenienti dall’ovest, imprimendo alla nave un rollìo un po’ seccante.
Verso l’est, nuove terre si delineavano all’orizzonte, essendo l’arcipelago di Tonga-Tabù, poco interrotto.
Ora erano isole piuttosto elevate, non essendo tutte d’origine madreporica ma anche vulcanica, ora invece apparivano isolotti e scogliere del più bell’aspetto, essendo tutte coperte da una folta vegetazione.
Talune, vedute in lontananza, avevano l’aspetto di giardini galleggianti sull’oceano.
Qualche piroga che pescava al largo, vedendo l’Alcione, si metteva in caccia, rimanendo poi subito indietro.
Numerosi uccelli marini venivano di quando in quando a volteggiare attorno alla nave, salutati subito da colpi di moschetto che i pirati non risparmiavano per aumentare di qualche po’ gli scarsi viveri di bordo.
Erano per lo più grossi albatros, pessimi volatili, coriacei e poco gustosi, gabbianelli, allodole marine e anitre selvatiche; non mancavano poi le piche dal becco rosso e anche le galline acquatiche col ciuffo e le ali color del piombo ed il dorso d’un nero vellutato con riflessi verdognoli.
A mezzodì l’Alcione era già di fronte a Lotti e alla sera costeggiava Hapai, una delle più belle isole dell’arcipelago e anche una delle più fertili essendo stata paragonata ad un immenso giardino.
Questa isola forma il gruppo centrale, insieme a Lafuga è la maggiore e di altre quarantadue fra piccole e grosse.