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170 | Capitolo Ventiquattresimo. |
che se qualcuno dei miei uomini cade per mano vostra, noi non vi risparmieremo.
L’argentino alzò le spalle senza rispondere.
— Quale portata hanno i vostri cannoni? — chiese il pirata.
— Duemila metri.
— Sono un buon artigliere io e farò danzare quei dannati mangiatori di carne umana.
Lasciò l’argentino che stava alla ribolla del timone e chiamò i suoi uomini dando loro gli ordini pel combattimento, quindi si collocò dietro ai due pezzi assieme a Sao-King e Cyrillo.
Intanto la flottiglia dei selvaggi si era schierata dinanzi l’imboccatura della baia, per tagliare la via all’Alcione.
Si componeva di quattro doppie piroghe lunghe oltre quindici metri e di sette canoe, montate da un centinaio e mezzo di selvaggi.
Tutti gli uomini capaci di maneggiare un’arma erano accorsi al villaggio per far pagare caro ai pirati il loro tradimento e riconquistare l’arrosto di carne bianca.
Vedendo la nave avanzarsi, si erano stretti in gruppo, vociferando spaventosamente, brandendo minacciosamente le clave, le lance dalla punta d’osso e gli archi.
— Vogliamo i bianchi! — urlavano. — Fermatevi o vi abborderemo.
Ad un tratto le piroghe si misero in corsa, appressandosi velocemente alla nave.
L’argentino, accortosi del pericolo, aveva gridato:
— Fuoco! Non occupatevi delle vele! A mitraglia!
Strong e Sao-King avevano subito risposto, scaricando i due pezzi d’artiglieria.
Una piroga, colpita in pieno, fu spaccata e affondò subito, ma le altre continuarono la corsa, mentre gli arcieri scagliavano sul ponte della nave nembi di frecce.
Anche i pirati avevano cominciato a far fuoco coi moschetti. Quei bricconi, abituati ai combattimenti e soprattutto agli abbordaggi, si battevano splendidamente, senza perdere un atomo della loro calma.
Buoni bersaglieri, di rado mancavano ai loro colpi. Ogni palla che usciva dai loro moschetti uccideva o storpiava un uomo.
I selvaggi tuttavia s’avanzavano così velocemente, da rendere subito inefficace il fuoco delle artiglierie.
Sao-King, temendo che potessero giungere in coperta, caricò i due pezzi a mitraglia, poi seguìto da Ioao e da Cyrillo si slanciò sul cassero per difendere l’argentino rimasto al timone.
I banditi invece si erano aggruppati sul castello di prora e di là facevano un fuoco infernale contro gli equipaggi delle piroghe.
Un abbordaggio era già imminente, quando l’Alcione, che aveva