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168 | Capitolo Ventitreesimo. |
Mua ne aveva già presa una e spezzatole il collo si era messo a bere a garganella, manifestando la sua gioia con salti da scimmia.
I pirati intanto sturavano le altre ed empivano bicchieri facendoli circolare fra i guerrieri, i quali li vuotavano con rapidità prodigiosa.
Non si erano mai trovati in mezzo a tanta abbondanza e ne approfittavano con un’ingordigia incredibile.
Calmata per un istante la sete, Mua inviò alla costa parecchi dei suoi, facendo portare banani, porci arrostiti, noci di cocco, polpa d’albero del pane ed ignami.
Divorate quelle provviste, i selvaggi si rimisero a bere con novella foga, decisi a non lasciare una bottiglia piena.
I pirati d’altronde li incoraggiavano, riempiendo i bicchieri senza posa. Strong soprattutto incitava il capo, premuroso di vederlo rotolare sulla tolda per togliersi dai piedi quel pericoloso avversario.
Mua invece, quantunque avesse già vuota la sua bottiglia e ne avesse incominciata un’altra, resisteva come un marinaio russo od inglese e di quando in quando, coll’ostinazione degli ubriachi, tornava sempre sulla sua primiera idea, ossia di completare l’orgia mettendo allo spiedo Cyrillo ed i compagni.
Se il capo teneva ancora duro, i suoi sudditi invece cadevano a dozzine, vinti dai bicchieri che sempre si rinnovavano.
Parecchi avevano impiegato l’ultimo istante di forza per ridiscendere nelle piroghe, dove si erano profondamente addormentati.
Sulla tolda, sul castello di prora, e sul cassero e fors’anche nella camera comune dei marinai, ne erano caduti molti.
Finalmente anche Mua cadde spezzando la bottiglia che teneva in mano e scorticandosi atrocemente il viso coi frammenti di vetro.
Un bicchiere di wisky offertogli da Strong, lo aveva abbattuto come se avesse ricevuto un colpo di mazza in mezzo al cranio.
Restavano ancora in piedi venti o trenta selvaggi, già quasi completamente ebbri.
Strong disse alcune parole ai suoi compagni.
Un momento dopo i due cannoni, volti verso il mare, tuonavano insieme.
A quel rimbombo improvviso, i selvaggi che ancora resistevano, atterriti si precipitarono verso le murate, slanciandosi in mare, ed ululando spaventosamente. Cyrillo, l’argentino ed i loro compagni, credendo che si fosse impegnata la battaglia, si erano affrettati a uscire dal quadro armati di scuri e di sciabole, essendo stati privati delle armi da fuoco.
— Calmatevi, signori, — disse Strong, ridendo. — Ho fatto scaricare i cannoni per sgombrare la coperta da quei beoni.
Poi prese Mua fra le robuste braccia e lo gettò in acqua, mentre i suoi compagni rovesciavano gli altri, senza badare se cadevano nelle piroghe o sul banco.