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148 | Capitolo Ventesimo. |
prima di esaurire completamente la sua provvista d’aria o di tornare verso il pozzo, udì confusamente dietro di sè un tonfo.
Voltatosi, nella penombra gli parve di vedere un corpo umano guizzare attraverso l’acqua della caverna.
— Ioao, — pensò. — Imprudente! —
Stava per lasciarsi calare a picco onde raggiungerlo, quando d’improvviso si sentì afferrare a mezzo corpo da una specie di braccio, grosso tre volte quello d’un uomo muscoloso e viscido.
Si volse bruscamente e vide a pochi passi un mostro orribile che lo fissava con due occhi larghi e rotondi, che avevano dei bagliori fosforescenti.
Il chinese, quantunque preparato a qualunque sorpresa, si sentì rizzare i capelli sulla nuca.
Cos’era quel mostro che stava per assalirlo e che gli rammentava vagamente i cefalopodi che si pescano sulle rive del mar Giallo?
Ricordandosi però in quel momento che Ioao, inerme, stava forse per cadere fra i tentacoli di quel polipo orribile, fece appello a tutto il suo coraggio.
Un momento di esitazione poteva essere la morte di entrambi e Sao-King non aveva l’abitudine di esitare.
Quel braccio lo aveva stretto attorno al dorso in modo da soffocarlo e provava sui fianchi un acuto dolore come gli si fosse applicato un ferro rovente.
Impugnare il coltello e gettarsi addosso al mostro, fu l’affare d’un momento.
Il chinese, pazzo di rabbia e di spavento, colpiva alla cieca, sprofondando il suo braccio in una massa molle, quasi gelatinosa che non opponeva alcuna resistenza.
Un altro tentacolo lo aveva stretto producendogli una sensazione più dolorosa della prima, ma Sao-King non cessava dal menare coltellate.
D’improvviso sentì quelle strette allentarsi, poi l’acqua divenne nera attorno a lui, come se il mostro gli avesse scaricato addosso un barile d’inchiostro.
Sentendosi libero, s’avanzò alla cieca, urtando il capo contro la vôlta della caverna e veduta un po’ di luce, guizzò rapidamente da quella parte.
Si sentiva soffocare. I polmoni non funzionavano più e agli orecchi provava un ronzìo acuto.
Con un’ultima bracciata attraversò la spaccatura della caverna e rimontò velocemente a galla, rivedendo finalmente il sole.
— Signor Ioao, — balbettò.
Una mano lo aveva afferrato per la coda, spingendolo contro uno scoglio che sorgeva a pochi passi, mentre una voce, diceva:
— Coraggio, Sao-King! Siamo liberi! —
Il chinese aveva appena avuto il tempo di salire la roccia che cadeva fra i fuchi semi-svenuto.