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Scene di cannibalismo. 125

zavano le carni del petto con coltelli di pietra, si strappavano capelli a manate, mentre i parenti del capo, secondo l’usanza, si tagliavano un dito della mano destra per serbare un ricordo imperituro della morte del valente guerriero. Nel frattempo quattro uomini e quattro donne, ben nutrite, probabilmente degli schiavi, erano stati spinti brutalmente verso una buca profonda scavata a breve distanza dalla piazza, presso una capanna in costruzione.

Quei miseri, già consapevoli della loro sorte, mandavano acuti lamenti e facevano sforzi disperati per liberarsi dei legami che stringevano le loro braccia.

— Che cosa faranno di quei disgraziati? — chiese Ioao, pallido come un morto.

— Serviranno pel banchetto funebre, — rispose Sao-King.

— E noi li lasceremo macellare sotto i nostri occhi, senza nulla tentare per salvarli? — chiese il generoso giovane con voce indignata.

— Se vi preme la vita e anche quella di vostro fratello, rimanete al vostro posto, — disse Sao-King con voce grave. — Anch’io, se lo potessi, vorrei strapparli alla loro triste sorte, ma la prudenza mi consiglia a non immischiarmi nelle atroci cerimonie di questi antropofagi.

Chiudete gli occhi e fingete di non vedere nulla.

— Ma io...

— Ve lo ripeto, ci va di mezzo la nostra vita e di conseguenza anche quella di coloro che si trovano sull’Alcione.

— È orribile!

— Lo so, signor Ioao, però noi dobbiamo lasciar fare. —

Mentre la folla raddoppiava le urla ed i pianti e si graffiava con maggior furia, quattro guerrieri, i più valenti della tribù, avevano sollevato il cadavere di Tafua, deponendolo poi in fondo alla buca e coprendolo prima con parecchie stuoie, poi con terra.

Livellato il terreno, furono deposte sopra la sepoltura le armi del capo, un arco, un mazzo di frecce, una lancia colla punta formata da un grosso chiodo di ferro, forse uno di quelli regalati oltre mezzo secolo prima dal celebre capitano Cook ed una mazza scolpita ed abbellita con scagliette di madreperla.

Subito gli otto schiavi furono spinti sopra la fossa e fatti cadere con tremendi colpi di mazza.

La morte era stata istantanea.

Allora Ioao e Sao-King assistettero ad una scena orribile.

La folla, presa da una terribile furia sanguinaria, si era scagliata su quei corpi ancora palpitanti, facendoli a pezzi e addentando ferocemente quelle carni ancora calde.

Ioao nauseato, aveva chiuso gli occhi, cercando di trascinare lontano il chinese.

— Andiamo, Sao-King, — disse. — Io non posso più resistere. —

Una voce gli fece riaprire gli occhi.