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Le belve umane. 7

Volse le spalle ai due fratelli e salì sul ponte di comando, gridando:

— Cannonieri, ai vostri pezzi! Doppia carica di mitraglia nei cannoni.

Orsù, issate il morto e gettatelo ai pesci-cani! —

Quattro marinai, fra i quali un malese, dopo una breve esitazione si erano accostati al boccaporto maestro, mentre un quinto faceva scendere da uno straglio una fune munita d’un solido gancio d’acciaio.

Nel frattempo i due pezzi di cannone situati uno sul cassero e l’altro sul castello di prora, erano stati puntati in modo da incrociare i loro fuochi verso il centro della nave, mentre i marinai si schieravano lungo le murate impugnando scuri, manovelle e ramponi. Il bosmano, il vecchio Francisco, si era accostato al boccaporto, dicendo ai quattro marinai:

— Che nessuno tocchi il morto, se non volete che la peste vi prenda.

— Ci terremo lontani da quella carogna, — disse un marinaio villoso al pari del bosmano. — Che la peste se la tengano i chinesi. —

Ad un cenno del bosmano il boccaporto fu fatto scorrere nelle sue scanalature e sotto apparve una robusta grata di legno, trattenuta da arpioni grossi due dita.

Urla terribili che finirono in un ruggito immenso, assordante, sfuggirono attraverso a quelle aperture, e cinquanta mani s’aggrapparono alle traverse di legno scuotendole furiosamente e cercando, ma invano, di schiantarle.

— Che bufera! — esclamò il bosmano. — Se tutti questi chinesi potessero salire in coperta per cinque minuti, di noi non rimarrebbe un pezzetto di carne grossa come un pacco di tabacco!

Al di sotto di quelle mani si vedevano apparire dei volti giallastri, spaventosamente alterati e si vedevano ondeggiare disordinatamente delle code.

Sguardi pregni d’odio si fissarono sul bosmano, mentre centinaia di voci rauche e stridenti urlavano su tutti i toni:

— Aria!... Aria!...

— Moriamo!

— Morte al pirata!

— Dateci la sua testa!

— Figli del demonio! Aprite o affondiamo la nave!

— Silenzio, pappagalli gialli! — gridò il bosmano.

— A morte! — vociferavano invece quelle centinaia di voci.

E le mani s’aggrappavano con maggior forza alle traverse della grata, scuotendole con crescente furore, mentre gli sguardi s’iniettavano di sangue.

Intorno a quei gruppi di dannati, a prora ed a poppa del frapponte, il baccano invece di scemare aumentava in modo spaventoso.

S’udivano clamori che più nulla avevano d’umano, ruggiti di