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Scene di cannibalismo. 123

Più di trecento isolani si erano radunati sulla riva per attendere l’amico del defunto capo ed il celebre medico dalla pelle bianca.

Erano tutti begli uomini, complessi e nerboruti, col naso filato, le labbra non molto grosse, gli occhi neri e vivaci, la pelle color del rame chiaro e bellissimi denti.

Erano quasi tutti nudi non avendo che dei piccoli gonnellini di fibre di cocco stretti ai fianchi. Avevano il corpo dipinto a macchie nere, specialmente le cosce ad avevano numerosi ornamenti formati di scagliette di tartaruga, di anelli d’osso, di conchiglie di madreperla e fra i capelli dei bellissimi pettini di legno giallo, coi denti congiunti insieme da fibre vegetali.

Erano tutti armati con clave di forma romboidale scolpite con un certo gusto, di lance colle punte di osso e di archi lunghi sei piedi e le frecce di bambù colla punta di legno durissimo.

Un vecchio isolano che portava ai fianchi una stuoia a scacchi bianchi e neri ed una lunga barba tagliata a punta, si fece incontro agli stranieri, dicendo:

— Dateci una prova che voi eravate gli amici del capo morto.

Orea non conosce più il chinese Sao-King? — chiese il compagno di Ioao. — Io me lo ricordo ancora quando comandava la squadra delle piroghe. —

Il vecchio era rimasto immobile, guardando attentamente i due stranieri, poi tutto d’un tratto si avvicinò. Sao-King, si mise a strofinargli vigorosamente il naso col proprio.

Era il saluto dell’amicizia.

— Ti ho riconosciuto, — disse il vecchio. — E chi è l’uomo bianco che ti segue?

— Un medico che io avevo qui condotto per guarire Tafua, avendo saputo che era ammalato. Disgraziatamente noi siamo giunti troppo tardi.

— È morto da cinque giorni, — disse il vecchio con voce lamentevole. — Stiamo preparandogli i funerali. Che gli amici del capo mi seguano nella capanna a loro fissata, poi quando si saranno riposati assisteranno alla sepoltura.

Con un gesto fece aprire le file dei guerrieri e condusse i due stranieri in una bella casetta costruita di recente, col tetto a punta e le pareti di bambù e dove vi erano parecchie stuoie dipinte a vivaci colori e numerosi vasi di terra e gusci di testuggini marine.

Li lasciò sulla soglia facendo loro cenno di riposarsi e di attendere.

Poco dopo Sao-King e Ioao videro entrare quattro donne di forme scultorie e giovani ancora, cariche di cesti contenenti banani cotti al forno, noci di cocco, canne da zucchero, pesci arrostiti e certe radici che Sao-King riconobbe subito.

— Non so se voi berrete il liquore che ci prepareranno, — disse a Ioao.