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120 Capitolo Sedicesimo.

Pur chiacchierando, Sao-King, aiutato dal pescatore, continuava ad arrancare con lena crescente, imprimendo alla piroga una velocità non inferiore alle cinque miglia all’ora.

La costa accennava a piegare verso il settentrione, formando qua a là delle minuscole baie che non erano abitate.

Sulle alture invece che cominciavano ad apparire, si vedevano gruppetti di graziose capanne sepolte fra una ricca e svariata vegetazione.

Erano però così lontane, da non poterne distinguere gli abitanti.

A mezzodì la piroga, dopo d’aver superato un promontorio assai aguzzo, fiancheggiato da una infinità di scogli microscopici, attorno ai quali l’oceano si frangeva con lunghi muggiti, entrava in una profonda baia alla cui estremità si scorgeva un grosso attruppamento di capanne.

— Il villaggio del capo Tafua, — disse il pescatore a Sao-King.

— Finalmente, — disse questi, respirando a pieni polmoni. — Fra mezz’ora sapremo quale accoglienza ci farà il capo.

In quell’istante in lontananza, in direzione del villaggio, si udirono dei clamori assordanti, accompagnati da un sordo rullìo che pareva prodotto da grossi tamburi di legno.

— Che gli abitanti festeggino qualche lieto avvenimento? — chiese Sao-King, guardando il pescatore il quale aveva cessato di remare.

— Non lo so, — rispose questi, manifestando una certa inquietudine, che non isfuggì al sospettoso chinese.

— Non sai cosa significano queste grida?

— No, tuttavia...

— Continua.

— Non mi sembrano grida d’allegrezza.

— Che qualche grave sciagura abbia colpito il villaggio? — chiese Sao-King con ansietà.

— Lo sapremo quando saremo giunti.

— Non mi sembri tranquillo Sao-King, — disse Ioao.

— È vero, signore, — confermò il chinese, — e nemmeno il pescatore mi pare che sia calmo.

— Andiamo innanzi. —

Il chinese ed il selvaggio ripresero i remi, arrancando con maggior lena.

Il villaggio ingrandiva a vista d’occhio. Si componeva di due centinaia di capanne assai spaziose, in forma di cono un po’ arrotondato alla base e ombreggiate da splendidi cocchi e da mori papiriferi superbi.

Qualche grave avvenimento doveva essere accaduto, poichè si vedevano gli abitanti raggrupparsi dinanzi ad una capanna più alta delle altre e si udivano a vociferare con crescente foga e battere furiosamente i tamburi di legno.