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106 'Capitolo Quattordicesimo.

— Andiamo a vedere. —

Si misero a strisciare adagio adagio, cercando di tenersi sotto le piante più folte onde poter nascondersi più facilmente in caso di pericolo.

Giunti a venti passi, si gettarono sotto una macchia di banani, la quale si allungava in direzione del falò.

Sao-King si era arrestato, frenando a malapena un grido di stupore e di collera. —

Attorno al fuoco aveva veduto i selvaggi della piroga assieme al loro capo e non erano soli.

Un uomo, un europeo a giudicarlo dalla tinta del suo volto, stava sdraiato presso il capo tenendo sulle ginocchia un fucile a due canne ed una zucca contenente forse della polvere o qualche liquore.

Quello sconosciuto poteva avere quarant’anni. Era piccolo, tarchiato, con un collo assai grosso, membra assai muscolose e spalle molto larghe.

Aveva la testa eccessivamente grossa, una testa da bretone, con una foresta di capelli rossicci, la fronte bassa, gli occhi d’un azzurro cupo e un po’ cisposi e la bocca grande e armata di certi denti da far invidia ad una tigre.

Una larga cicatrice che gli attraversava il viso da un orecchio all’altro, gli dava un brutto aspetto.

Il suo vestito era di tela bigia grossolana, assai largo, stretto alla cintura da una fascia rossa dalla quale pendeva un coltellaccio.

Non aveva invece nè cappello, nè stivali.

— Chi sarà quell’uomo? — chiese Ioao, il quale l’aveva subito scorto.

— È quello che desiderei sapere, — rispose Sao-King. — Fermatevi qui mentre io seguo la macchia per cercare di raccogliere la loro conversazione.

— Non ti farai scoprire?

— Non temete signor Ioao. Ad ogni modo preparatevi a far fuoco ad un mio segnale.

— Ti aspetto. —

Sao-King attraversò lentamente la macchia di banani, senza fare il menomo rumore e andò ad imboscarsi a dieci passi dal fuoco, celandosi dietro il tronco d’un moro papirifero.

Il capo della piroga e l’europeo discorrevano animatamente, intanto che gli altri preparavano la cena consistente in un piccolo cinghiale, il quale finiva di cucinarsi sui carboni ardenti.

Parlando entrambi il linguaggio di Tonga, Sao-King potè ascoltare il dialogo senza lasciarsi sfuggire una sillaba.

— Sei certo che siano rimasti a bordo due soli uomini? — aveva chiesto l’europeo al selvaggio. — Io non sono del tuo parere.

— Li ho veduti io coi miei occhi.

— Non ve n’erano altri nella stiva?

— Nessuno, di questo sono certo.