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Belve umane. 5


— Che cosa vogliono ancora quei cani? — urlò. — Vogliono della mitraglia? A bordo ne abbiamo in abbondanza. —

Il vecchio marinaio s’era fatto innanzi, mentre tutti gli altri si erano prudentemente tirati verso le murate, nulla prevedendo di buono dallo scoppio d’ira del gigante.

— Capitano, — disse il vecchio.

— Cosa vuoi, Ioaquim?

— I pesci-cani sono giunti.

— Che s’affoghino.

— Hanno fiutato un altro morto.

— Che se lo mangino.

— Bisognerà darglielo.

— Va’ a prendertelo.

— I chinesi sono furibondi e mi farebbero a pezzi.

— Avresti paura? — chiese il capitano.

Il vecchio marinaio era diventato pallido.

— Signore, — disse con tono fermo. — Sono vent’anni che mi hanno nominato bosmano ed ho fatto venti volte il giro del mondo.

— Per imparare ad aver paura d’un branco di chinesi — disse il capitano con accento beffardo.

— Sono quattrocento, signore.

— Basteranno due scariche di mitraglia per decimarli a dovere, — disse il comandante con un atroce sorriso.

— Se vi si permetterà un simile massacro, — disse una voce dietro di lui. — Pare che abbiate dimenticato che qui vi è un rappresentante del governo peruviano. —

Il gigante si era voltato colla rapidità d’una belva feroce, stringendo il calcio della pistola.

Un uomo che era uscito allora dal quadro di poppa, tenendo per mano un giovanotto di sedici o diciassette anni, si era accostato silenziosamente al capitano, pronunciando quelle parole che dovevano fare l’effetto d’un colpo di frusta sul brutale lupo di mare.

Era un bell’uomo di trent’anni, dall’aspetto distinto, vestito elegantemente di flanella bianca, con in testa uno di quegli ampi cappelli di Panama che anche nell’America centrale non si pagano meno di tre o quattrocento lire.

Era un vero tipo di quella bella razza ispano-americana che si fa ammirare in tutte le città della costa. Statura media, robusta ed insieme agile, occhi nerissimi, vellutati e tagliati a mandorla, capelli ricciuti e pure nerissimi coi riflessi delle ali dei corvi, pelle leggermente abbronzata, mani e piedi piccoli.

Il giovane che lo seguiva gli rassomigliava perfettamente. Era del pari bruno, molto robusto per la sua età, coi capelli lunghi che gli sfuggivano sotto il cappello di paglia arruffandosi sulle spalle, occhi splendidi, labbra un po’ carnose e rosse come ciliegie mature.

Come si disse, il gigante si era voltato coll’impeto d’una fiera che sta per scagliarsi sulla preda.