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sima, poco nota anche attualmente, irta di scogliere e di banchi sottomarini e popolata da selvaggi gli uni peggiori degli altri, e quasi tutti grandi amatori di carne umana allo spiedo o alla salsa verde.

Avventurarsi però con simile notte, su quel golfo che la tempesta sollevava su di una semplice scialuppa, era tal cosa da spaventare i più audaci marinai. Avrebbe potuto resistere, quella fragile imbarcazione che non misurava che sei metri di lunghezza e che stazzava a mala pena otto tonnellate, ai tremendi colpi di mare ed alla furia del vento?... Avrebbero riveduto il sole dell’indomani?...

Tali erano le inquietudini che tormentavano il capitano e Wan-Horn, più pratici di tutti in fatto di cose marinaresche e soprattutto d’uragani. Pure quei due arditi lupi di mare non si perdevano d’animo e per non spaventare i loro giovani compagni, cercavano di mostrarsi tranquilli e fiduciosi.

Del resto ormai la giunca era perduta e bisognava assolutamente abbandonarla e senza perdere tempo. L’acqua entrava con sordo fragore, avendo ormai allargata la falla e la trascinava rapidamente a picco.

Già cominciava a oscillare e le onde montavano facilmente sulla coperta, balzando sopra le murate. Nel quadro di poppa, ove erano le cabine di Wan-Stael, di Cornelio e di Hans, l’acqua aveva fatto la sua comparsa ed ora stava per occupare la camera comune di prua, riserbata, un tempo, all’equipaggio chinese.

I quattro olandesi e Lu-Hang si affrettavano. Avevano già portato in coperta i fucili, alcune scuri, provviste di polvere e di palle, una certa quantità di viveri bastanti per una settimana, un barilotto d’acqua della capacità di ottanta litri, alcuni remi, un piccolo albero, una vela ed alcune coperte.

— Imbarca! comandò il capitano.

In pochi istanti tutti quegli oggetti furono collocati nella scialuppa, assicurati con funi ed i viveri, le armi e le munizioni avvolti accuratamente in una grossa tela cerata.

— Caliamola dalle grue di poppa disse il capitano.

— Le onde non la sfracelleranno contro la nave? chiese Wan-Horn.