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la costa australiana 7


— Ma noi siamo molti, zio mio.

— Molti!...

— E abbiamo dei fucili e due spingarde.

— Conti sui nostri chinesi, Hans? Bell’equipaggio di conigli!... Ai primi spari si nasconderanno nella stiva.

— Ma non è facile assalire una nave.

— Ma quando saremo costretti a scendere a terra per collocare le caldaie?

— Le caldaie!...

— Voi non sapete ancora cosa sia la pesca del trepang, è vero. Siete ancora marinai d’acqua dolce.

— Oh zio!... esclamarono i due giovanotti.

— Ma diverrete veri marinai più tardi. Diamine! Non s’improvvisano i lupi di mare.

— È vero.

— Ehi, Wan-Horn, governa dritta quella punta!... La vedi?... gridò il comandante.

Un vecchio marinaio dalla barba bianca, colla pelle abbronzata dai venti del mare e dal sole equatoriale e che stava ritto sul cassero, tenendo in mano la ribolla del timone, disse:

— La vedo, capitano. I miei sessant’anni non mi hanno indebolito la vista.

La giunca, che continuava avanzarsi lentamente lungo quella penisola acuta, che si estende fra il mar del Corallo ed il golfo di Carpentaria, prolungandosi attraverso i bassifondi dello stretto di Torres, mise la prua verso una punta rocciosa che pareva celasse una profonda insenatura.

Quella costa, che il comandante continuava ad esaminare con profonda attenzione, appariva assolutamente deserta. S’alzava verso l’est, con piccole ma profonde insenature, con rocce colossali che parevano posassero su scogliere corallifere celate sott’acqua. Non si scorgeva alcun cespuglio nei pressi di quelle spiagge, ma più lontano si vedeva qualche gruppo di quegli alberi gemmiferi chiamati eucalipti rostrati, veri giganti, poichè raggiungono sovente un’altezza di centocinquanta metri, ma che non danno ombra alcuna, poichè le loro foglie oscure si presentano sempre di profilo.

Il capitano però, non pareva rassicurato di quell’apparente tranquillità che regnava su quelle spiagge e di quando