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34 capo iv.


— Il continente australiano non ha scimmie e poi i quadrumani non sanno accendere un fuoco. Odi alcun rumore?

— Le urla dei warrangal e nient’altro.

— Che gli antropofaghi cerchino di spaventarci? si chiese Wan-Stael. Se sperano di farmi levare le àncore prima che termini la pesca, s’ingannano, poichè son deciso a difendermi se verranno ad assalirci.

— Cosa facciamo, zio?

— Andremo innanzi. Bisogna mostrare a questi mangiatori di carne umana, che noi non abbiamo paura.

— Sono pronto a seguirti.

— Forse saremo costretti a sparare il fucile.

— Tu sai che sono un buon tiratore.

— Lo so, sei il migliore di tutti noi. Andiamo, mio valoroso giovanotto.

Si misero a scendere le roccie per giungere nella sottostante pianura. Cornelio, più agile e più destro del capitano, apriva la marcia, cercando i passaggi, lasciandosi scivolare attraverso alle rupi, o balzando di sasso in sasso senza vacillare.

Giunto nella pianura s’arrestò, guardando attentamente dinanzi a sè, ma non vide nulla di sospetto. Colà si estendeva un piccolo bacino, una specie di stagno, le cui sponde erano coperte di mulghe, macchie foltissime di cespugli, che raggiungono sovente un’altezza di quindici piedi, e di marra, dette anche madri delle liane per la loro smisurata lunghezza.

— Non avanzare, Cornelio, disse il capitano. Fra queste piante possono nascondersi i selvaggi.

— Non odo alcun rumore, zio.

— Ma mi sembra di aver veduto agitarsi quel lys reale.

— Quale?

— Quello che lancia il suo stelo a venticinque piedi d’altezza.

Cornelio guardò nella direzione indicata, ed ai primi chiarori dell’alba, scorse, a trenta passi da un gruppo di mulghe, un lungo stelo sormontato da un fiore che doveva avere un diametro di almeno un metro, splendidamente vellutato.