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gli australiani 33


— È possibile anche questa supposizione.

— Che si preparino ad assalirci?

— Chi può dirlo? Odi nulla, tu?

— No, zio.

— Hai paura?

— Paura? Ah no, zio mio!

— Prendi il fucile e andiamo a vedere.

— Vuoi spingerti fino al colle?

— No, ma voglio esplorare i dintorni per rassicurare i nostri chinesi. Se questi poltroni cominciano a spaventarsi, interromperanno la pesca e non scenderanno più a terra.

— E Wan-Horn?

— Rimarrà qui con Hans od i chinesi fuggiranno.

— Andiamo, zio. Il mio fucile è carico.

Wan-Stael mandò a bordo della giunca alcuni pescatori ad avvertire il vecchio marinaio di ciò che accadeva, poi si diresse verso la rupe che chiudeva la baia, seguìto dal giovanotto che non manifestava alcun timore.

La notte era oscurissima, essendo la luna tramontata da parecchie ore, ma quel fuoco che continuava a brillare su quelle alture, bastava per guidarli e senza tema che si smarrissero.

Procedendo con precauzione, per non cadere in qualche agguato, il capitano e Cornelio giunsero ben presto ai piedi delle prime rupi e si misero a scalarle, quantunque la salita fosse tutt’altro che facile, essendo assai erta e quasi priva di passaggi.

Giunti sulla cima gettarono uno sguardo sul versante opposto. Dinanzi a loro si estendeva una pianura leggermente ondulata, interrotta qua e là da pochi gruppi d’alberi, e più oltre si drizzavano le alture, le quali si estendevano in forma di semicerchio, a circa due miglia verso l’est. Il fuoco continuava a brillare sulla cima più alta ed aveva assunto gigantesche proporzioni. Pareva che colà ardesse un gruppo d’alberi o un gruppo di cespugli.

— Vedi nulla? chiese il capitano al giovanotto.

— Mi sembra di scorgere delle forme umane, agitarsi dinanzi a quella cortina di fiamme, rispose Cornelio.

— Infatti scorgo anch’io delle forme oscure a muoversi.

— Che siano selvaggi o scimmie?