Pagina:Salgari - I pescatori di trepang.djvu/32

30 capo iii.


giornata fortunata aveva fruttato un guadagno di almeno cinquecento dollari, somma rilevante, se si considerano le poche fatiche che costa la raccolta di quei molluschi e la poca spesa che richiede la loro preparazione.

Wan-Stael non poteva essere più soddisfatto. Se quella pesca continuava ad essere così abbondante, in poche settimane poteva lasciar quelle spiagge pericolose con un carico quasi completo.

Non potendosi trasportare i molluschi a bordo, dovendo prima stagionarsi qualche tempo all’aria libera per non correre il pericolo di guastarli accumulandoli nella stiva ancora umidi, si rizzavano parecchie tende per gli uomini di guardia.

I chinesi però, che temevano un’improvvisa irruzione dei compatrioti del prigioniero, si rifiutarono dapprima, preferendo dormire a bordo della giunca che poteva offrire un ricovero sicuro, ma avendo il capitano fatto trasportare a terra le due spingarde delle imbarcazioni ed affermato che terrebbe a loro compagnia in unione ai nipoti ed al vecchio marinaio, si decisero a seguirlo.

Wan-Stael e Wan-Horn che non eran però molto tranquilli, non ignorando che gli australiani attendono la notte pei loro attacchi, fecero fortificare il campo, elevando una piccola trincea di sassi e di frammenti di corallo ed avvicinare la giunca alla spiaggia, per essere più pronti, in caso di pericolo, a raggiungerla.

Quelle precauzioni furono però inutili. Quella prima notte passata sulle spiaggie del continente australiano, malgrado le minacce dell’antropofago, trascorse tranquilla.

Solamente le lugubri urla dei cani selvaggi, i quali cacciavano forse qualche branco di kanguri o di casoari, ruppero il silenzio che regnava nell’accampamento.