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il capo uri-utanate | 251 |
quindi che ci raggiungano colà. Sarà però meglio avvertirli, nel caso che ritornino qui.
Strappò dal suo libretto una pagina e scrisse quelle parole che più tardi dovevano venire lette dai suoi compagni, e la gettò in mezzo all’erba.
— Cos’hai fatto? gli chiese il capo.
— Una offerta al mio genio protettore, rispose il capitano. Ti consiglio di non toccarla, se non vuoi morire.
Il papuaso, superstizioso come tutti i suoi compatrioti che credono ai geni del mare e della notte, si guardò bene dal toccarla; anzi per tema che fosse qualche polente malefizio dell’uomo bianco, s’affrettò a dare il segnale della partenza.
Convinto che ormai suo figlio fosse stato ucciso o dagli Arfaki o dai suoi prigionieri, ritornava al suo villaggio.
La marcia attraverso a quelle grandi boscaglie fu penosa, soprattutto pei tre naufraghi ai quali erano state legate le mani dietro al dorso per impedire che si ribellassero o che fuggissero durante le fermate notturne.
All’alba del terzo giorno però, la tribù giungeva sulle rive della Durga, grande fiume dal corso rapido, che solca gran parte della vasta isola verso occidente e che scaricasi presso il capo Valke, in quel tratto di mare che bagna l’arcipelago delle isole Arrù.
Un grande villaggio acquatico, occupava un lungo tratto della sponda sinistra. Era formato da una quarantina di enormi capanne rettangolari, con terrazze spaziose comunicanti fra di loro e sorrette da grossi bambù, i quali immergevano le loro estremità inferiori nella corrente.
Alcuni ponti mobili le univano alla riva e sotto di essi, legati a quella selva di pali, si vedevano galleggiare gran numero di quelle doppie barche, scavate nei tronchi di colossali cedri, fornite di bilancieri, di alberi e di vele.
I papuasi, attraversati i ponti, entrarono nel villaggio, accolti dagli abitanti da grida di giubilo e trassero i prigionieri nella abitazione del capo, che era situata nel centro e che era la più vasta di tutte, avendo una lunghezza di oltre quaranta metri su una larghezza di venti.
Il capitano ed i suoi compagni dovettero eseguire una ginnastica indiavolata, essendo i pavimenti delle terrazze com-