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le vendette dei papuasi 225


zione, procurando di non far rumore. Giunti a trenta passi da quel fuoco, s’arrestarono di comune accordo, facendo un gesto di collera e di sorpresa.

Seduti intorno ad un falò, dodici papuasi stavano discutendo animatamente, mentre un tredicesimo, legato solidamente con parecchie liane, stava coricato fra le erbe, facendo sforzi disperati per liberarsi da quelle corde vegetali.

I primi erano tozzi, muscolosi, coi petti ampi, i volti duri ed angolosi come quelli della razza malese, la chioma ricciuta ed abbondante, i denti assai acuti e anneriti per l’uso del bétel1 e la pelle color del rame, ma smorta e sucida.

Erano completamente nudi, ma portavano un osso passato fra le cartilagini del naso ed erano armati di pesanti mazze, di lancie colla punta d’osso e di archi.

Il prigioniero, poichè doveva essere tale, era invece di statura più alta, col volto ovale e regolare, con una chioma copiosa, lanosa, sorretta da un largo pettine di bambù ed aveva la pelle nera come quella degli africani.

Aveva le braccia ed il collo adorni di braccialetti di rame, di catenelle, di collane di denti e di nocciuoli, il petto coperto da una strana fascia di foglie di kakada e alla cintola portava una specie di sottanino di cotone rosso, il quale, sul dinanzi, gli scendeva in forma di grembiale.

— Chi sono? chiese Cornelio.

— Quelli seduti accanto al fuoco sono Alfurassi o Arfaki, montanari dell’interno insomma, disse il marinaio. Il prigioniero mi sembra un papuaso della costa in costume da guerra.

— Che si preparino a mangiarlo?

— È probabile, perchè gli Arfaki sono antropofaghi e odiano mortalmente i papuasi della costa.

— E noi li lasceremo divorare quel disgraziato?

— No, signor Cornelio, tanto più che i papuasi costieri non sono cattivi e che hanno frequenti rapporti cogli uomini bianchi. Forse, salvandolo, può renderci molti servigi e farci ritrovare il capitano o condurci sulle rive della Durga.

  1. Il bétel è un miscuglio formato con foglie del siri (piter betel), di noci areca e di calce viva. Si mastica emettendo getti di saliva rossa, ma col tempo annerisce i denti.
    Il bétel è largamente usato da tutti gli abitanti delle isole indo-malesi e dai papuasi.