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208 | capo xx. |
Quelle precauzioni furono inutili, perchè la notte passò tranquilla. Nè uomini, nè belve si fecero vedere nei dintorni, e il silenzio più perfetto regnò nelle vicine foreste.
L’indomani, all’alba, erano tutti al lavoro per preparare le loro provviste di pane. Wan-Horn aveva costruito una specie di staccio con delle fibre di noce di cocco e sbarazzava rapidamente la farina dalle radici.
Il capitano e Hans versavano l’acqua nello staccio per far passare la fecola e Cornelio ed il chinese la impastavano, formavano dei pani del peso di due chilogrammi che poi esponevano al sole per seccarsi.
Avrebbe potuto ridurla anche in granelli per fare delle minestre eccellenti, ma sarebbe stato necessario un recipiente di ferro e non possedendolo furono costretti a rinunciarvi. Per ottenere il sagu granulato, come si smercia in Europa, si lascia cadere la farina in una grande caldaia posta sul fuoco, prima però che sia secca. Si lascia torrefare leggermente, mescolandola continuamente, poi si leva e s’impacchetta nelle scatole. I granellini così ottenuti acquistano un sapore più gradevole e assumono una tinta più rossastra.
A mezzodì, già duecento pani stavano seccando al sole. Essendo sufficienti, non potendo i naufraghi caricarsi d’un peso enorme, abbandonarono la rimanente farina agli uccelli.
Alla sera quei pani, che si erano perfettamente asciugati, furono avvolti in foglie di banano onde si conservassero meglio ed ammucchiati sotto la tettoia.
— Ne avremo per un mese disse il capitano. Domani potremo rimetterci in viaggio, senza tema di dover soffrire la fame.
— Ma ci manca la carne, disse Hans.
— Ce la procureremo lungo il viaggio, ghiottone. Gli uccelli non mancano in questa foresta e nemmeno gli animali.
— Sarà invece cosa prudente portare con noi una provvista d’acqua, disse Wan-Horn. Non troveremo sempre dei fiumi o degli stagni per dissetarci.
— Ma noi non possediamo alcuna bottiglia disse Cornelio. Dove vuoi metterla?
— Nemmeno i papuasi posseggono bottiglie, disse il capitano, pure hanno dei recipienti e nei loro canotti l’acqua dolce non manca mai.