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204 | capo xx. |
Questi rettili non sono velenosi, mancando delle glandole che si trovano in quasi tutti gli altri, ma perciò non sono meno temibili, anzi sono più feroci e più pericolosi, perchè osano assalire non solo l’uomo, ma perfino i grossi animali e anche le tigri. L’inglese Hadington ne vide uno sulle rive del Gange, sorprendere una di quelle terribili fiere, stringerla fra le potenti spire e soffocarla, malgrado i colpi d’artiglio che lo squarciavano.
La loro forza muscolare è così potente, che stritolano fra le loro viscose anella dei buoi, spezzando a loro le robuste ossa e la loro vitalità è così potente che talvolta, anche dopo uccisi, per parecchie ore trattengono la preda.
Schouten, nel suo viaggio in India, narra a questo proposito il seguente fatto.
Durante la raccolta del riso, alcuni contadini del Malabar avevano lasciato nella loro capanna un ragazzo, il quale, essendo malaticcio, non poteva seguirli nei campi.
Essendo il ragazzo uscito, era stato sorpreso da un pitone gigante, mentre erasi addormentato all’ombra di una palma. Tornati i contadini, udirono dei gemiti soffocati, ma sulle prime non vi fecero caso; continuando però, uscirono dalla casa e videro il mostruoso serpente che stava ingoiando la preda ancora vivente. Il padre del ragazzo, fattosi animo, afferrò una scure e tagliò a metà il serpente, ma questo, sebbene mozzo, continuò a ritenere il ragazzo il quale non fu estratto dalle spire che dopo parecchie ore ed affatto privo di vita.
Questi serpenti vivono per lo più nelle foreste calde e umide e là attendono la preda, o sospesi a qualche grosso albero mercè la loro coda prensile o appiattati in mezzo ai cespugli. Preferiscono celarsi presso i fiumi, per sorprendere gli animali che vanno a dissetarsi.
Quantunque non siano molto grossi, pure sono capaci d’inghiottire delle prede che pesano venti volte più di loro e che sono dieci o quindici volte più voluminose, essendo straordinaria la dilatabilità delle loro mascelle. Assorbono, per così dire, la preda tutta d’un pezzo, non avendo unghie per lacerarla, impiegando però molto tempo, delle giornate intere e qualche volta perfino una settimana.
Il pitone che aveva sorpreso il giovane pescatore era