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182 | capo xviii. |
e dal tetto rovinavano stuoie e graticci infiammati, tizzoni ardenti che rimbalzavano sulla piattaforma provocando altri incendi e nembi di scintille le quali volavano via, solcando le tenebre come stelle. Anche la piattaforma inferiore aveva preso fuoco e si udivano i bambù a crepitare sotto le fiamme e cadere al suolo con sordo rumore.
Il capitano ed i suoi compagni, impotenti a resistere in mezzo a quell’abitazione che diveniva una fornace ardente, balzarono sulla piattaforma esterna attraversando i vortici di fumo che li acciecavano.
I pirati, vedendoli comparire in mezzo alle fiamme, si slanciarono fuori dalle piante mandando urla di trionfo e agitando minacciosamente i loro pesanti parangs.
— Canaglie!... urlò Wan-Horn. Prendete!
Il più vicino, colpito dalla palla del marinaio, stramazzò a terra emettendo un grido disperato.
— Presto, scendiamo!... gridò il capitano.
Approfittando dello scompiglio prodotto da quel fortunato colpo di fucile, gli assediati calarono rapidamente le pertiche e due a due si lasciarono scivolare sul pianerottolo, passando fra il fumo e le fiamme che si alzavano sulla piattaforma inferiore.
I pirati, che si erano arrestati attorno al cadavere del loro compagno, si lanciarono innanzi per farli prigionieri, ma ad un tratto retrocessero vivamente.
In lontananza, verso il fiume, si erano udite delle urla, le quali crescevano d’intensità. Cosa succedeva all’estremità della foresta?... Qualche grave avvenimento senza dubbio, perchè gli assediati videro i loro nemici raggiungere rapidamente il bosco e fuggire precipitosamente verso l’est.
— Se ne vanno! esclamò Cornelio, stupito.
— Lasciali correre, gridò il capitano. Scendete: la casa sta per crollarci addosso.
Si lasciarono scivolare a terra e s’allontanarono rapidamente, correndo in direzione opposta a quella dei pirati. S’arrestarono solamente all’estremità della pianura, celandosi in mezzo ad una folta foresta di arecche e di banani selvatici.
La casa aerea fiammeggiava come un’immensa torcia