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178 | capo xvii. |
qualche sollievo ai poveri assetati, ma era ben poca cosa e se quell’assedio non cessava, non avrebbero potuto sopportare un digiuno di altre ventiquattro ore.
— Bisogna tentare qualche cosa, disse il capitano con voce risoluta. Hans non può sopportare simili privazioni.
— Non mi lamento, zio, rispose il giovane. Se resistete voi, terrò duro anch’io.
— No, mio povero ragazzo, tu non ancora sei un uomo. Questa notte andrò in cerca d’acqua.
— Ti uccideranno, zio.
— Cercherò di scendere senza farmi vedere.
— Verrò anch’io, zio disse Cornelio.
— Ed io? disse Horn. Lasciate che tenti io la discesa, capitano; ho sessant’anni e uccideranno un uomo che ha vissuto abbastanza.
— No, mio bravo Horn, rimarrai qui a vegliare sui nipoti miei. Non sei più agile come un tempo e la discesa non è facile.
— I muscoli sono ancora solidi, capitano, e scenderò meglio d’un mozzo. Se vi uccidono, chi ricondurrà in patria i vostri nipoti?
— Tu sei un marinaio che può condurre una scialuppa anche più lontano dell’isola di Timor. D’altronde non mi hanno ancora ucciso quei birbanti, e dubito che vi riescano.
— Lascia che vada io, zio, disse Cornelio. Corro come un cervo, e se i pirati m’inseguiranno, li farò scoppiare prima che mi raggiungano.
— No, mio valoroso nipote, non voglio... oh!
Wan-Stael si era bruscamente voltato verso le boscaglie occupate dai pirati ed era divenuto pallido.
— Cos’hai veduto, zio? chiesero Hans e Cornelio, montando precipitosamente i fucili.
— Ho veduto un punto luminoso, una fiammella solcare le tenebre.
— Dove? chiesero tutti.
— Verso il bosco.
— Che i pirati cerchino d’incendiarci la casa? chiese Wan-Horn.
— Lo temo, disse il capitano. Vedo un fuoco brillare nella foresta.