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176 | capo xvii. |
— Ed è appena cominciata!... Avrete del tempo per annoiarvi di più, signor Cornelio. I pirati non se ne vanno.
— Se provassimo a sloggiarli?
— In qual modo?
— Scendendo nella pianura e attaccandoli.
— Ci crivelleranno di frecce prima di toccare terra e voi sapete che sono avvelenate.
— Ma se questo assedio si prolunga?
— Speriamo che si stanchino, signor Cornelio.
— Ma la sete si avanza, Horn.
— Resisteremo fin che potremo.
— Ah! Se potessi scorgerli!...
— I furbi si tengono nascosti.
— Vediamo se possiamo costringerli a mostrarsi, vecchio Horn. Vedo i rami di quel cespuglio a muoversi; forse là vi è una sentinella.
Armò il fucile e fece fuoco, ma i pirati risposero con una volata di frecce, senza però abbandonare la foresta protettrice. Alcune giunsero fino sulla piattaforma, ma le altre caddero a mezza via.
— Non si muovono, Wan-Horn disse il giovinotto con stizza.
— Lo vedo, signor Cornelio. Sanno oramai che siamo abili tiratori e ci tengono alla loro pelle; invece di sprecare le nostre palle, facciamo colazione.
— Sarà molto magra, Horn.
— Ho tre biscotti.
— Ed io due.
— E voi, capitano?
— La mia pipa.
— E noi abbiamo le tasche vuote dissero Hans ed il chinese.
— Non c’è pericolo di fare una indigestione disse il marinaio, il quale però non perdeva il suo buon umore.
Si divisero fraternamente i cinque biscotti, che in pochi bocconi fecero sparire, poi si stesero sui graticci e s’addormentarono sotto la guardia del marinaio, avendo passata l’intera notte in continui allarmi.
La giornata lentamente trascorse senza che i pirati tentassero un nuovo assalto; non avevano però abbandonato il