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la capanna aerea | 169 |
sguardo nelle stanze, ma non vide alcun abitante, nè alcun oggetto: erano tutte disabitate e perfettamente vuote.
— Meglio per noi disse. Passeremo qui il resto della notte e dormiremo tranquillamente.
— Ritireremo le scale disse Cornelio.
— L’ho già detto ad Horn.
Intanto Hans e il chinese erano giunti sulla piattaforma ed erano entrati nell’abitazione e il vecchio marinaio saliva ritirando le pertiche, per impedire ai pirati di raggiungerli.
— Finalmente possediamo una casa! esclamò Hans.
— Una vera fortezza soggiunse Cornelio. Sfido i pirati a farci sloggiare ed a trovarci.
— Se non ci hanno già scoperti, disse il marinaio, entrando. Temo che quelle canaglie siano più furbe di noi.
— Hai veduto qualche cosa di sospetto? chiese il capitano, con inquietudine.
— Posso essermi ingannato, signor Wan-Stael, ma mentre ritiravo le pertiche, mi parve di aver udito un leggero fischio dalla parte della foresta.
— Che abbiano scoperte le nostre tracce?
— Non so cosa dire, capitano.
— Ma con questa oscurità? disse Cornelio.
— I selvaggi hanno degli occhi migliori dei nostri, rispose il vecchio marinaio. Talvolta danno dei punti agli animali notturni.
— Ma cosa sperano di guadagnare prendendoci?
— I nostri fucili, Cornelio, disse il capitano. Questo accanimento non può spiegarsi diversamente.
— Apprezzano molto le armi da fuoco?
— E con ragione, non possedendo che delle cerbottane e degli archi. Muniti di armi da fuoco, quei pirati possono diventare invincibili contro i loro compatrioti della costa.
— Ma se vorranno salire, avranno molto da fare.
— Purchè non ci taglino le pertiche di sostegno e ci facciano capitombolare assieme alla casa disse il marinaio. Hanno dei parangs, e quelle pesanti sciabole tagliano meglio delle scuri.
— Che brutta caduta!