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154 capo xv.


d’acqua, delle masse nerastre, assai lunghe, che s’avvicinavano lentamente verso il banco di sabbia, facendo gorgogliare la corrente.

— Dei canotti? chiese egli, alzandosi.

— O dei coccodrilli? disse il marinaio.

— Ve ne sono qui?...

— Su tutti i fiumi.

— Che vogliano assalirci?... Fortunatamente siamo sulla scialuppa.

— Ma arenati in mezzo ad un banco, signor Cornelio, e nell’assoluta possibilità di fuggire verso le sponde. Se giungono qui, non avranno difficoltà a entrare nella scialuppa e fors’anche a sfondarla colle loro formidabili code.

— Svegliamo mio zio, Horn.

— Tutti, signor Cornelio; stiamo per passare un brutto quarto d’ora.

Il capitano ed i suoi compagni furono tosto svegliati e messi al fatto di ciò che stava per accadere.

— La faccenda può diventare grave, disse Wan-Stael. I coccodrilli dei fiumi della Nuova Guinea sono feroci, e non temono l’uomo. Comincia a salire la marea?

— Da un quarto d’ora rispose Wan-Horn.

— Bisogna difenderci finchè ci rimetterà a galla.

— Ed i pirati, non udranno le fucilate?

— Senza dubbio, Horn, e saliranno il fiume, ma non possiamo lasciarci divorare per evitare il loro ritorno. Appena potremo muoverci, ci salveremo nei boschi. Attenti che i coccodrilli arrivano e badate a scaricare le armi nelle loro gole o le palle si schiacceranno sulle loro robuste scaglie.

I coccodrilli infatti giungevano, ma non erano due o tre, ma una vera banda, trenta, quaranta e forse di più. Come si erano radunati colà tanti sauriani, mentre i naufraghi non ne avevano veduto nemmeno uno durante il giorno? Provenivano forse da qualche grande palude o da qualche lago situato più oltre, verso la sorgente di quel corso d’acqua? Era probabile.

Quegli spaventevoli anfibi, accortisi della presenza di grosse prede, giungevano da tutte le parti, circondando il banco.

Alla luce degli astri, si scorgevano le loro enormi mascelle