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146 capo xiv.


Quel rinforzo poteva riuscire fatale ai naufraghi, poichè aumentava considerevolmente il numero dei pirati. Quantunque nella scialuppa vi fossero abbondanti munizioni, non era il caso d’impegnare una lotta contro cinquanta o sessanta selvaggi muniti di freccie avvelenate.

— Fuggiamo, disse il capitano. Giacchè la via è libera, rimontiamo il fiume.

Ritornarono verso la scialuppa e s’imbarcarono, mettendo i fucili sulle banchine, per essere più pronti a servirsene.

Tenendosi dietro l’isolotto, le cui piante erano sufficienti per coprirli, si misero a salire il fiume remando in silenzio aiutati dall’alta marea che rimontava, respingendo le acque dolci.

I pirati occupati a disincagliare la prima piroga, non si erano accorti di nulla, a quanto pareva, poichè non si udivano più a gridare.

— Che brutta sorpresa per loro, quando non ci troveranno più sull’isolotto! disse Cornelio.

— Ci cercheranno però, ne sono certo, disse il capitano. Quei furfanti non rinunceranno così facilmente alla loro preda, ma ci troveranno pronti a difenderci e non ci lasceremo sorprendere.

— Che ci siano dei villaggi su questo fiume?

— Non lo so, ignorando perfino come si chiami questo corso d’acqua. Procederemo però con prudenza e se vediamo un villaggio, ci affretteremo a nasconderci nei boschi.

— Mi pare che il fiume descriva lassù una curva, disse Wan-Horn.

— Meglio per noi; sfuggiremo più facilmente agli sguardi dei pirati. Avanti e non perdete di vista le due sponde.

Il fiume conservava sempre la sua larghezza di cinquanta o sessanta metri, ma era scarso d’acqua e seminato di banchi sabbiosi che i naufraghi erano costretti ad evitare.

Le due sponde erano coperte di alberi enormi e così addossati gli uni agli altri, da rendere quasi impossibile il passaggio. Si vedevano i giganteschi tek lanciare i loro grossi tronchi a sessanta metri d’altezza, sostenendo delle reti di liane e di nepentes; dei mangostani, somiglianti ai nostri olmi, ma carichi di frutta grosse come aranci, colla buccia bruno-violetta, delicatissimi e squisiti a mangiarsi; dei superbi arto-