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lo stretto di torres 135


— Cosa dobbiamo fare? chiesero Hans e Cornelio.

— Spiegare più tela che possiamo. Alzeremo un remo a prua ed un altro a poppa e spiegheremo la tela cerata ed una delle nostre coperte. Affrettiamoci, ragazzi miei.

Il chinese, Hans e Cornelio, aiutati dal vecchio marinaio, si misero tosto all’opera. Avendo portato con loro delle funi, alzarono a prua e a poppa della scialuppa due remi che legarono saldamente alle banchine, ne spezzarono un terzo onde servisse da pennoni e spiegarono la tela cerata ed una coperta, legando i due angoli inferiori ai bordi della scialuppa.

Il vento che soffiava dal sud e molto fresco, ben presto fece raddoppiare la corsa dell’imbarcazione, la quale scendeva e saliva le larghe ondate dello stretto di Torres.

Parve che i selvaggi s’accorgessero di ciò, poichè in lontananza s’udirono delle grida e poco dopo sulle due scialuppe accoppiate, si videro spiegare altre due piccole vele triangolari e si videro dei remi che battevano febbrilmente le acque.

— Ve lo dicevo io, che quei furfanti si preparavano a darci la caccia!... esclamò Wan-Horn. Se non avessero delle cattive intenzioni, non cercherebbero di affrettare la loro corsa.

— Speriamo di giungere sulle coste della Nuova Guinea prima che ci siano addosso, disse il capitano. Se il vento non cede, fra quattro ore noi saremo a terra.

— Ma perderemo la scialuppa disse Cornelio.

— Troveremo qualche fiume, nipote mio e lo saliremo.

— Ma anche quei pirati lo saliranno.

— Ma nascosti in mezzo ai boschi, ci sarà facile respingerli a colpi di fucile.

— E non troveremo qualche tribù ostile, a terra?

— La Nuova Guinea è grande, Cornelio, e la sua popolazione è scarsa e quindi le tribù non si trovano dappertutto. Guadagnano, Horn?

— Non mi pare, rispose il marinaio, che non perdeva di vista le piroghe. Arrancano disperatamente, ma la distanza non scema, per ora.

— Attenti alle vele, voi, e lasciate a me la cura di dirigere la scialuppa.