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126 | capo xii. |
ma prodotta dalle così dette nottiluche miliari; secondo l’opinione del capitano.
Questi infusori sono pure piccolissimi, in forma di foglie un po’ arrotondate, con un picciuolo piccolo, ma splendono assai. Raccogliendo una bottiglia d’acqua satura di questi piccoli esseri, scintilla e dà una luce sufficiente da permettere di leggere un libro ad un metro di distanza.
Quantunque non più nuovo, Hans e Cornelio ammiravano quello spettacolo sorprendente e immergevano le mani in acqua, per ritirarle coperte di punti luminosi.
A mezzanotte però la fosforescenza scomparve e il mare diventò buio come se fosse coperto di catrame.
Alle due, mentre il capitano ed il chinese davano il cambio a Wan-Horn, ad Hans ed a Cornelio, scorsero verso l’ovest, ma ad una grande distanza, un punto luminoso che pareva brillasse a fior d’acqua.
— Che sia il fanale di qualche nave? chiese Wan-Horn.
— Mi sembra troppo basso disse il capitano, che lo osservava con profonda attenzione.
— Che sia acceso su qualche barca di selvaggi?
— O su qualche isola? Mi sembra un fuoco fisso, vecchio mio.
— Che abbiamo già passato il golfo di Carpentaria?
— Non sarei sorpreso. In queste trentasei ore abbiamo percorsa molta via, specialmente durante la burrasca.
— Allora quel punto luminoso può essere il fanale di qualche nave. Voi sapete che alcune, per evitare il giro dell’Australia, s’avventurano attraverso i bassifondi dello stretto di Torres.
— Lo so, Horn, ma io ti dico che non è un fanale, ne sono certo. To’!... Guarda, vedo un altro punto luminoso più al nord e mi pare che muova incontro al primo.
— Allora sono barche montate da selvaggi.
— Lo temo.
— Brutto incontro, capitano. Se all’alba ci scorgono, ci daranno la caccia.
— Che siano australiani? chiese Cornelio.
— Gli australiani non sono marinai e non posseggono barche disse il capitano. Gl’isolani dello stretto di Torres e