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lo stretto di torres 123


della scorza e girando intorno, aprono un foro. Se non basta, lo ingrandiscono e vuotano il contenuto delle noci.

— E si mangiano quei granchi?

— Sono squisiti e mi dispiace di non trovarne uno da offrirti a colazione. Guarda però attentamente fra i rami degli alberi, poichè quei crostacei hanno l’abitudine, durante il giorno, di dormire fra le foglie sospesi alle loro zampe.

— Aprirò bene gli occhi, zio mio.

Le sue ricerche furono senza risultato però, poichè nessun granchio ladro si trovava sull’isolotto. Però dieci o dodici noci furono scoperte, e fatte cadere a terra e spaccate a colpi di scure.

Non essendo però mature, non diedero che dell’acqua dolce e assai fresca e un po’ di quella polpa biancastra, delicatissima, che somiglia alla crema. Cornelio e Hans si rifecero cogli uccelli, abbattendo una dozzina di pappagalluzzi ed anche una bernicla jubata, che avevano sorpresa presso la sponda interna dell’atollo.

La colazione quindi non mancò, anzi fu deliziosissima e tutti i naufraghi fecero molto onore all’arrosto, sapientemente cucinato dai giovani cacciatori.

Dopo il mezzodì, il capitano diede il segnale della partenza.

L’uragano era cessato e le onde a poco a poco si spianavano e non erano più pericolose. Fermarsi ancora su quel deserto isolotto, privo d’acqua dolce, non era il caso, trovandosi in mezzo ad un golfo di rado visitato dalle navi.