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114 | capo xi. |
indietreggiando, ritornando alla carica con maggior foga, ma senza vincerli.
— Attento al passo, Wan-Horn! gridò il capitano, che era diventato pallido.
— Vi sono scogliere dinanzi? chiese il marinaio, con voce leggermente alterata.
— No.
— Speriamo di passare.
La scialuppa, sollevata da un’onda mostruosa fu scagliata innanzi, verso il canale. S’immerse in un nembo di spuma, parve che tutto d’un colpo s’inabissasse, ma un’altra onda la sollevò e la spinse più innanzi.
— Governa dritto, Horn! gridò il capitano.
Erano ormai entrati nel canale dell’atollo; l’attraversarono in un lampo e si trovarono nel piccolo mare interno dell’isolotto.
— Giù la vela! comandò Wan-Stael.
Hans ed il chinese la fecero cadere, mentre Wan-Horn cacciava la barra all’orza, spingendo la scialuppa verso la sponda interna dell’atollo. Quale tranquillità in quel bacino riparato tutto all’ingiro dalla corona di scogli o meglio da quel cerchio di rocce corallifere che non dava passaggio alle onde!... Mentre al di fuori l’uragano imperversava con tremendi ruggiti e le onde si sfasciavano con furore estremo, quel laghetto era assolutamente calmo e la sua superficie, scintillante per la fosforescenza, appena s’increspava.
— Ma dove siamo noi? chiesero Hans e Cornelio.
— In un porto sicuro, entro il quale possiamo sfidare i più tremendi uragani, rispose il capitano.
— Ma che isola è questa?
— Chi può dirlo? Io non so dove ci troviamo e per ora non mi curo di saperlo.
— Ma è meravigliosa, zio! esclamò Cornelio. Io non ne ho mai veduta una simile.
— Pure nell’Oceano Pacifico sono numerose e ve ne sono di quelle che sono perfettamente circolari e senza passaggi.
— Con un piccolo mare interno?
— Sì, Cornelio.
— Sono veri anelli di roccia.