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la costa australiana 9


baia è tappezzata di trepang e non voglio perdere un simile carico che può fruttarci ventimila dollari.

Poi rizzandosi sul castello di prua, tuonò:

— Giù le àncore e imbrogliate le vele!...

In quell’istesso istante, fra le scogliere della spiaggia, si udì echeggiare il bizzarro grido di prima:

Cooo-mooo-èèè!

— Ancora!... esclamò il capitano. È una minaccia o quei furfanti cercano di spaventare i miei uomini?

— È un grido di raccolta, capitano, disse il vecchio Wan-Horn.

— Che ci sia qualche tribù accampata nei dintorni?

— Voi sapete, che durante la stagione della pesca, quegli antropofaghi si radunano verso la costa, colla speranza di guadagnare degli arrosti... Anche l’anno scorso gli equipaggi di tre giunche sono stati divorati dai selvaggi del capo Jork.

— Lo so, Wan-Horn. Ho veduto i rottami di una di quelle giunche, arenati sulle isole Eduard Pellews, ma ci siamo noi e non abbiamo paura degli australiani.

— State però in guardia, capitano. Voi sapete che sono capaci di tagliarci le gomene o di spezzarci le catene delle àncore per mandare la nostra giunca sulle scogliere.

— Apriremo bene gli occhi, Wan-Horn. Intanto farai armare le spingarde e porterai in coperta dei fucili, onde proteggere i nostri pescatori.

Mentre così discorrevano, l’equipaggio chinese aveva gettato le due àncore di prua ed un ancoretto a poppa per meglio ormeggiare la piccola nave, poi aveva calate sul ponte le due più grandi vele degli alberi di trinchetto e di maestra ed imbrogliato il flocco.

La giunca, spinta dalle lunghe ondate che venivano dal golfo di Carpentaria, si era avvicinata alla spiaggia, arrestandosi a circa tre gomene dalle prime scogliere.

— Affrettiamoci, disse il capitano, rivolgendosi verso l’equipaggio. Se tutto va bene, fra tre settimane noi avremo compiuto il nostro carico e fra sei rivedremo quell’ottimo Lià-Khing.

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L’Hai-Nam, tale era il nome della giunca chinese, era