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78 | emilio salgari |
che guardava, con viva ammirazione, quelle splendide rocce che la luce della torcia faceva talvolta scintillare come se fossero d’alabastro. Le celebri cave di Carrara sono un nulla in confronto alle enormi masse di pietra che qui si potrebbero trarre.
— Ed è marmo superbo, dottore — disse Vincenzo. — Me ne intendo un po’ avendo fatto parecchi carichi a Spezia.
— È statuario finissimo — rispose il dottore. — Non vale meno di millecinquecento lire al metro cubo.
— Qui adunque si potrebbero ricavare dei milioni.
— Sì, Vincenzo.
— Che disgrazia!... Tanta fortuna e non poterla sfruttare!...
— Un giorno, conosciuto il canale, si potrebbero mandare delle navi a caricare questi marmi.
— E delle migliaia di scalpellini.
— Sì, Vincenzo. Verrà l’epoca in cui anche questa immensa cava sarà lavorata.
— Forse quando si saranno esaurite quelle di Carrara?
— Eh!... Esaurirsi quelle cave!... Pensa che è dal tempo dei Romani che vengono lavorate eppure quante montagne di marmo rimangono ancora da spezzare!... E l’esportazione aumenta sempre!...
— Se ne deve estrarre un bel numero di tonnellate, dottore.
— Si calcolano a 90.000 all’anno in media.
— Delle montagne intere... Per ottenere una simile massa di macigni, devono venire impiegati moltissimi operai.
— Circa quattromila nel solo comune di Carrara, senza però contare gli scultori, i modellatori e le persone incaricate del trasporto dei marmi.
— I proprietari delle cave devono fare dei grossi guadagni.
Intanto la scialuppa, spinta dai due remi maneggiati da Michele e da Roberto, continuava a seguire la spiaggia di quella gigantesca caverna. Di tratto in tratto s’incontravano dei gruppi di scogliere emergenti dalle acque come dei veri ice-bergs polari, essendo anch’essi candidissimi come le pareti e le rupi della costa.
Ora invece si vedevano dei graziosi seni, dei porticini in miniatura, appena capaci di contenere una dozzina di scialuppe, oppure delle spaccature profonde che sembravano il letto d’antichi fiumiciattoli; talvolta anche delle cascate d’acqua si precipitavano dall’alto, balzando e rimbalzando su quegli splendidi marmi con un cupo rombo che l’eco della immensa caverna ingrossava smisuratamente.
E non crediate che su quelle spiagge mancassero piante, fiori e foglie. Non erano veramente piante vive, bensì pietrificate o formate da cristallizzazioni superbe.
In certi crepacci si vedevano sorgere dei tronchi d’alberi pietrificati, ma che davano una illusione perfetta, erano macchioni che non potevano certamente competere colla celebre foresta pietrificata scoperta ultimamente in America, nell’Arizona, ma pur sempre ammirabili.
Sulle rocce poi si scorgevano delle stupende cristallizzazioni. Soffici muschi, licheni leggiadrissimi, gruppi di filamenti, mazzi di foglioline,